Il nome di battesimo acquista un significato particolare nell’adozione.
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Perché alla nascita ci viene dato un nome?
Immaginate di non avere un nome, o almeno di non ricordarvelo, di non saperlo più: come vi chiamerebbero le altre persone?
Esatto, non vi chiamerebbero. Utilizzerebbero forse dei fischi, o forse delle frasi come “Ciao bello” o “Ciao bella”, come se foste un animale. Non vi sentireste più persone, e finireste di darvi voi stessi un nome, inventandolo.
Per questo motivo il nome, oltre ad essere necessario, ha un valore per la società in cui viviamo: identifica una persona.
“Qual è il tuo vero nome?”
Le persone adottate, molto spesso, hanno un nome diverso da quello che era stato dato loro alla nascita. Io, ad esempio, mi chiamo Giulia; però il primo nome che ho avuto nella mia vita è stato Nadezhda (che significa speranza in russo), e per i primi sei mesi della mia esistenza mi sono chiamata con solo questo nome. Sono estremamente affezionata al mio “nome d’origine”, tant’è che me lo sono tatuato per il mio ventesimo compleanno.
La cosa “buffa” è che io questo nome l’ho dimenticato per moltissimi anni, e quando mi è tornato alla mente l’ho odiato: ero troppo piccola per capire il gesto coraggioso e difficile che mia madre biologica aveva compiuto. Ma io l’ho odiato con tutta me stessa.
L’ho odiato perché mi ricordava il mio passato da orfana.
L’ho odiato perché mi faceva domandare: “Perché mia madre non mi ha voluta?”.
L’ho odiato perché mi faceva sentire sbagliata e diversa, ogni volta che una persona veniva a conoscenza del fatto che sono adottata e, puntualmente, mi chiedesse: “Qual è il tuo vero nome?”.
Questa domanda mi faceva profondamente arrabbiare: era come se Giulia non dovesse neanche essere preso in considerazione, come se me lo fossi inventata io. Avevo paura che io dovessi rimanere etichettata per sempre dalla società come “quella neonata abbandonata dalla madre”, come se non potessi avere un nuovo inizio (che, in realtà, avevo già avuto con l’adozione). Però, in fondo, andavo fiera di avere anche quel nome, come se fosse un valore aggiunto: mi rendeva speciale agli occhi delle altre persone.
Il valore del “nome d’origine”.
Crescendo e maturando, ho compreso perché avessi quei sentimenti contrastanti per il mio “nome d’origine”. Il motivo è che Nadezhda e Giulia hanno lo stesso valore nella mia vita:
Nadezhda rappresenta il mio passato, che non potrò e non vorrò mai cancellare. Per questo motivo ho deciso di tatuarmelo: per non dimenticare mai ciò che sono stata, perché senza il mio passato non sarei qui ora.
Giulia indica il mio nuovo inizio. Rappresenta la speranza del futuro migliore che mia madre biologica ha voluto donarmi, dandomi in adozione, e la mia fortuna ad essere stata adottata ed essere diventata la donna che sono oggi.
Giulia Nadezhda Cattani
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Il nome di origine e’ fondamentale ti dona l’identita’ ma sopratutto ti deve rendere fiera di quel nome…e poi c’è Giulia altrettanto importante e anche qui ti identifica ti dà la misura dell’amore: il primo di chi ti ha messo al mondo e il secondo di chi ti ha regalato tutta la propria anima il proprio cuore il proprio amore anche viscerale.Mio figlio ops scusa nostro figlio ( il papa’ rivendica il suo ruolo)si chiama Samnang Mattia e sai perche’Mattia? Il significato di Samnang e’ Fortunato ma il significato di Mattia e’ Dono del Signore…Noi abbiamo ricevuto un dono e volevamo mettere nero su bianco ma lui il figlio meraviglioso lo abbiamo sempre chiamato Sam.Con affetto.Antonella
Sono contenta di far parte di questa famiglia, e grazie di aver condiviso la tua esperienza.
Forse siamo proprio noi “famiglie adottive” che possiamo capire quanto davvero sia importante l’amore in ogni cosa, a prescindere dal sangue che ci scorre nelle vene.
Il nome è tutto ciò che possiede, a volte, un bambino che viene da un istituto: toglierglielo significa negare la sua esistenza precedente, come se fosse una cosa da “dimenticare per sempre” di cui vergognarsi! Noi non ci siamo mai sognati di cambiare o italianizzare il nome di nostra figlia, anche se i referenti dell’ Ente se lo aspettavano; però è spesso opportuno cambiare il nome, aggiungendo il vecchio magari, quando il bambino ha un nome totalmente intraducibile e ” offensivo” in lingua italiana che, magari, possa portargli difficoltà con i compagni di scuola, ogni caso va giudicato a sè l’ importante, secondo me, è non considerare un nostro “diritto” questa intrusione nel passato di nostro figlio: la gelosia retroattiva è deleteria in OGNI rapporto d’ amore
Certo, è sempre importante mantenere il nome d’origine: se non sulla carta, almeno nel cuore del bambino.
La cosa più importante è educare il bambino o la bambina a non vergognarsi del suo passato e del non essere nato o nata biologicamente dai suoi genitori.
Il nome è ” l’inizio della storia di un bambino” e non c’è motivo per cambiarlo.
Sarebbe come tagliare le sue radici, non mi sembra rispettoso verso di lui.
Ci possono essere svariati motivi per cui il nome venga cambiato.
Ad esempio, i miei genitori hanno voluto chiamarmi Giulia perché a loro piaceva (e piace tutt’ora) molto questo nome; e, come ho scritto in questo articolo, indica un nuovo inizio, né più importante, né meno importante delle mie radici.
Ho sempre saputo il “mio nome d’origine” ed è stato bello che me lo abbiano detto; ma credo che le radici non possano essere tagliate, in qualche modo ricresceranno sempre più forti di prima.
Cara Giulia,
Noi abbiamo deciso di dare al nostro piccolino, adottato a pochi giorni, anche un nome scelto da noi proprio per le ragioni di cui parli tu. Anteponendo il “nuovo” nome al nome che gli è stato dato in ospedale. Ho riflettuto tanto su questa scelta, temendo che potesse essere interpretata come la nostra voglia di “cambiarlo”. In realtà desideriamo solo donargli qualcosa in più che, affiancato al nome che ha ricevuto appena nato, possa accompagnarlo e rappresentare un nuovo inizio, che non cancella, ma aggiunge e arricchisce. Grazie per le tue parole, mi rasserenano molto rispetto alla nostra scelta.
Il mio nome di origine era Domenica, scelto perché mi hanno trovata di domenica. Non mi fa impazzire più che altro perché mi fa pensare a quanta poca fantasia ci abbiano messo.