
Progetto grafico per ItaliaAdozioni di Katia Ranalli (diritti riservati) Blog: Katiaranalli.blogspot.com
Una madre tanti anni fa non ha riconosciuto il proprio figlio appena nato scegliendo l’anonimato. Nella vita poi succedono tante cose, gli avvenimenti ci cambiano. Può anche capitare che questa mamma pensi al figlio che ha lasciato. Magari vorrà sapere se sta bene, se la scelta che ha fatto è stata quella giusta. Può anche essere che nella vecchiaia abbia bisogno di riconciliarsi con questo “avvenimento” della sua vita. Ma non può.
Se hai scelto di essere una mamma segreta, lo sarai per sempre. Queste donne non possono cercare loro figlio.
Ci sono donne che, invece, non vogliono o non possono essere rintracciate. La scelta della segretezza è stata fatta e viene mantenuta in tutta la loro vita. Hanno scelto di non riconoscere il loro figlio e guai se non fosse tutelato il loro anonimato. Queste donne non vogliono essere cercate.
Ci sono figli abbandonati alla nascita che desiderano conoscere i propri genitori biologici, soprattutto la madre, per sapere quali sono le loro origini e venire a conoscenza del perché dell’abbandono. Spesso questo vuoto li fa stare male, perché sapere la propria origine dà fondamento, anche se con dolore. Non sapere nulla, invece, destabilizza. Questi figli non possono cercare chi li ha messi al mondo.
Ci sono figli che non sentono il bisogno di risalire alle proprie origini. Figli che non cercano e non hanno necessità di sapere. Potere o non potere cercare i genitori biologici non è un problema, perché sono riusciti a fare i conti con la loro storia.
Come fare a rispettare ognuno con le proprie esigenze e volontà, come tutelare il diritto all’0blio quanto quello alla conoscenza? E’ possibile raggiungere un giusto equilibrio tra i diritti contrapposti evitando però ogni automatismo?
La legge 149 del 2001 prevede che l’«accesso alle informazioni non è consentito se l’adottato non sia stato riconosciuto alla nascita dalla madre naturale e qualora anche uno solo dei genitori biologici abbia dichiarato di non voler essere nominato o abbia manifestato il consenso all’adozione a condizione di rimanere anonimo». Tutti gli altri adottati, invece, possono chiedere di accedere alle informazioni sui propri genitori biologici una volta compiuti i 25 anni o anche alla maggiore età, se sussistono «gravi e comprovati» motivi di salute.
Recentemente però la Corte europea dei diritti umani ha condannato la legge 184 del 1983: tra i due diritti che si scontrano – quello della madre di partorire in anonimato e quello del figlio a conoscere la sua provenienza – secondo i giudici di Strasburgo, l’Italia tutela solo il primo e quindi il Parlamento dovrà rivedere la legge 184.
Chi è contrario a cambiare questa legge sostiene che eliminando il diritto all’anonimato della madre partoriente si corre il rischio di favorire gli abbandoni e gli aborti. Di conseguenza per preservare il figlio che nasce, in Italia si è scelto di propendere a tutelare la segretezza, rispetto al desiderio del figlio di conoscere l’identità della madre.
Ma la legge 184 è appunto del 1983, quando internet non esisteva ancora. Oggi tramite i social network capita sempre più spesso che le persone si ritrovino o si riconoscano. Succede anche che genitori e figli e fratelli si riuniscano, almeno virtualmente. Di fronte a questa nuova possibilità incontrollabile, la legge 184 appare ormai vecchia. Passare attraverso i documenti e il Tribunale con l’aiuto e l’assistenza di personale qualificato è sicuramente auspicabile, piuttosto che affidarsi al fai da te dagli esiti incerti di Facebook e degli altri social network.
Soluzioni? In Francia di fronte alla richiesta del figlio viene attivata una procedura per informare la madre e consentirle di ripensarci. In Germania si sta per approvare una nuova disposizione: le vere generalità della madre saranno conservate presso un’agenzia, a cui i ragazzi e le ragazze adottati potranno accedere compiuti i 16 anni. In Spagna, Inghilterra e Svezia sono generalmente i servizi sociali che rintracciano la madre biologica e, solo nel caso in cui lei sia consenziente, forniscono le informazioni all’adottato.
E in Italia? In Italia, ad esempio si potrebbe almeno pensare di fornire a chi ne fa richiesta, gli «elementi non identificativi della famiglia naturale» così da iniziare ad avere alcune informazioni, tutelando al contempo la segretezza della madre. A maggior ragione nei casi di patologie, la richiesta di informazioni dovrebbe essere soddisfatta circa l’identità genetica.
La soluzione ideale sarebbe quella di accogliere in Tribunale sia le richieste dei figli che cercano informazioni sia le disponibilità ad essere rintracciate delle madri che ci hanno ripensato. Solo nei casi in cui le disponibilità ad incontrarsi tra madre e figlio combacino, il Tribunale dovrà occuparsi di mettere in contatto le parti e di accompagnare l’incontro.
Consentire l’accesso alla propria origine non significa dare atto a una ricerca indiscriminata di notizie, fatti e persone. Il tribunale deve avere un ruolo di mediazione e di verifica delle parti interessate. Senza alcun dubbio però spetta ai genitori affiancare e sostenere il proprio figlio, se desidera ripercorre la sua storia dall’inizio. Non si deve temere questo percorso. Per molti non è importante conoscere “chi mi ha abbandonato”, ma è necessario sapere “perché mi hanno abbandonato”. Non si cerca cioè la genitrice per conoscerla, ma la si cerca per farsi raccontare “come mai non mi ha tenuto con sé”. Non si deve neppure pensare che la ricerca delle origini voglia dire che l’adozione non sia riuscita o ancora che se i figli cercano i genitori biologici, significa che quelli adottivi non sono riusciti a diventare veri genitori. Anzi, può significare esattamente il contrario: proprio perché sono forte della mia famiglia che mi sostiene, posso permettermi di andare all’origine del mio abbandono e affrontare la mia storia dall’inizio.
Nella sezione “area legale” altre informazioni sulla ricerca delle origini.
La mia esperienza di figli adottivo adulto che ha ritrovato le sue origini nonstante le vetuste normative italiane è quella di dare il massimo risalto alla diseguaglianza di trattamento che esiste in Italia tra figli adottivi non riconosciuti e quelli riconosciuti che hanno la possibilità di risalire alle proprie origini. In Italia la legge non è uguale per tutti! Come gestore dell’Associazione Figli Adottivi e Genitori Naturali (www.faegn.it) ho avuto il privilegio di conoscere migliaia di figli adottivi che sono alla ricerca della verità ed insieme a loro abbiamo perfino pubblicato un Calendario 2013 che contiene tutti i nostri nominativi nella speranza di rompere il muro del silenzio e dell’omertà che esiste ancora in Italia. Potete scaricare una copia al seguente link: http://www.faegn.it/Calendario/calendario.html Personalmente sono a favore di una mediazione trasparente ed un accompagnamento nell’arduo viaggio verso le nostre origini ma sono sfavorevole a qualsiasi compromesso che non tenga in considerazione l’equilibrio tra i diritti di entrabi le parti. Dalla mia esperienza negli Stati Uniti, dove ho trascorso la maggior parte della mia vita, ho visto per esempio che i registri “passivi” non funzionano, perciò attendere che entrambi le parti, figli adottivi e genitori naturali, rendano nota la loro intenzione di conoscersi è una proposta destinata al fallimento. Ed infine, rilasciare solo informazioni non identificative sui propri genitori biologici è, nella mia opinione, come dare un “contentino” che non soddisfa le vere necessità di coloro come me che cercano le proprie origini in particolar modo per completare la propria identità ed ottenere informazioni sanitarie e gentiche sul proprio passato, perché siamo a nostra volta genitori e vogliamo dare il massimo ai nostri figli!
Mi sembra importante che una scelta errata nel trattare queste situazioni non comprometta il futuro di molti altri soggetti.
Se una madre ha partorito nell’anonimato e così facendo ha dato la possibilità di vita a un figlio che non è morto di freddo in un cassonetto o non è nato con gravi danni per un parto clandestino è proprio grazie a una legge che fornisce la sicurezza dell’anonimato alla madre segreta. Se poi questa NON ha la minima intenzione di svelarsi chi potrebbe avvantaggiarsi del fatto di poterla rintracciare e incontrare?
Un conto è favorire l’incontro tra due persone che si cercano – da questo incontro, anche breve, potrebbe nascere qualcosa di positivo – , un conto e ‘stanare’ una persona che non vuole essere trovata.
Esiste la diseguaglianza tra chi è nato riconosciuto e chi non lo è stato? Certo che esiste come esiste la diseguaglianza tra chi è nato e chi è stato abortito… solo che quest’ultimo non può nemmeno lamentarsi…
Togliere il progetto madre segreta oppure vanificarne i fondamenti significherebbe allontanare dagli ospedali le donne che non vogliono riconoscere il figlio, significherebbe più aborti clandestini anche fuori termine, significherebbe nascite in luoghi malsani, morti premature e forse anche traffici illeciti di neonati (tutte cose che avvengono numerose nel mondo).
Le generazioni future, qualora nate, sarebbero sicuramente riconoscenti dell’abolizione della diseguaglianza tra riconosciuti e non riconosciuti!
Il buon senso di tentare un avvicinamento mediato potrebbe far incontrare figli e genitori originari senza creare disastri ad altri.
Guai se ci fosse qualcuno che, pretendendo ad ogni costo il diritto alla conoscenza delle proprie origini si disinteressasse delle conseguenze che potrebbero colpire altri sventurati che tanto, non essendo ancora nati, non avrebbero voce in capitolo!
Invito tutti coloro che cercano le proprie origini a non desistere ma a farlo con un po’ di senno senza farsi incantare da quelli che privilegiano egoisticamente i propri disegni al bene comune.
Marco D.
Io sono figlia di una donna adottata che vorrebbe conoscere la sua vera origine, ma non sappiamo come fare. Ci può indicare il percorso?
Grazie
Trova indicazioni nell’area legale del sito. Comunque sua madre, se è stata riconosciuta alla nascita, dovrà inoltrare una richiesta al tribunale per i minorenni competente. L’iter proseguirà e il tribunale darà una risposta.
Sono una madre adottiva, mio figlio è ancora piccolo. Non è stato riconosciuto alla nascita e fin da ora mi fa soffrire il pensiero che, se lo vorrà, non potrà comunque fare questo percorso a ritroso e riconciliarsi con il suo passato sconosciuto.
Mi auguro davvero che la legge cambi e che si aprano delle porte.
Al momento posso solo augurarmi di essere abbastanza forte e capace di far crescere mio figlio seneramente e che quel richiamo non sia troppo forte per lui e non lo destabilizzi troppo in futuro, perché non potremo porvi rimedio.
Certo la materia è delicata, perchè si ha a che fare con persone, e affidarla agli uomini di Legge!! Non so se saranno in grado di ottemperare tutti gli aspetti del problema. Sono convinta che i figli adottati debbano conoscere le proprie origini, è un tassello importante nel puzzle della loro crescita, e le madri che hanno chiesto l’anonimato rispettare la loro richiesta. Allora, come venirsi incontro? Potrebbe essere utile fare un sondaggio via web? Io acolterei entrambe le parti in causa, al fine di scoprire se le madri nel tempo, e con condizioni di vita diverse, hanno cambiato posizione e idea rispetto al loro comportamento del passato, e aiutare coloro che hanno deciso di abbandonare il figlio a ripensarci e chiedere una forma di aiuto nelle strutture sociali e/o di volontariato.
http://www.onanotiziarioamianto.it/?q=blog%2Fcostituzione-della-repubblica-italiana-titolo-i-art-32-%E2%80%9Cla-repubblica-tutela-la-salute-come#.UaqFST8Djzt.facebook
Costituzione della Repubblica Italiana, titolo I, art. 32 “La Repubblica tutela la salute come…
http://www.onanotiziarioamianto.it
Nel pieno rispetto di questa norma costituzionale, considerando altresì la pubblica salute come un bene inestimabile e tenendo ben presente il giusto valore della politica dell’ambiente, senza tacere sui danni derivati da un’informazione spesso carente in quanto lontana da competenze specifiche che…
Agnese Maria Rosetta Marchese Basterebbe solo questo articolo per mandare in tilt quanto disposto con leggi (ad personam) per impedire ai figli adottivi non riconosciuti alla nascita di avere accesso alle informazioni sanitarie che permetterebbero di fare prevenzione.
sanitaria. Quanto, invece, disposto nei nostri confronti è qualcosa di mostruoso in quanto antepone la segretezza delle origini al diritto alla salute come lo è per tutti i cittadini ad eccetto dei figli adottivi nati in Italia ed adottati con legge italiana.
Marco D. ipotizza un’equazione falsa e pericolosa: togliendo l’anonimato aumenterebbero gli aborti o gli abbandoni selvaggi. Questo non e’assolutamente provato, anzi, nelle nazioni europee ed extraeuropee dove l ‘anonimato non esiste non vi è’ un maggior numero di aborti ne’ di abbandoni nel cassonetto. È’ veramente ora di smetterla con questi pregiudizi che inficiano un sacrosanto e fondamentale diritto dell’essere umano che, una volta venuto al mondo e non per sua colpa, deve poter soddisfare la primaria esigenza di conoscere da dove viene e quale è’ la sua storia. Per ottenere questo, del resto, non e’ necessario abolire l’anonimato, ma soltanto trovare un giusto equilibrio tra le esigenze della madre e del figlio, favorendo la possibilità che si ritrovino, attraverso appositi registri gestiti da enti preposti come accade in Francia e in numerosi altri paesi. In ogni caso l’anonimato non può intendersi senza un limite temporale, perché ciò super garantirebbe la donna che decide di non assumersi la propria responsabilità di madre, e penalizzando il figlio in maniera assoluta.
Personalmente credo che si tratta semplicemente di togliere a priori dei pregiudizi e di mentalità contorta (che questa nazione ama tenersi li per non superare i propri dolori e vincere) Cosa si perde a dare questa possibilità…
Qui stiamo parlando di una mediazione, che si occupi di un progetto nazionale, concreto (come in Canada) senza mettere il nostro continuo giudizio! E’ giusto o sbagliao… Ma qualcuno qui secondo voi a commesso un reato che debba essere il Tribunale a gestire la cosa.
Con dei semplici step precisi dove si dà la possibilità alla madre una volta che il figlio/a inizia un percorso consapevole alla maggior età, possa se cambia idea riconcigliarsi e riabbracciare questa vita che ha scelto di dare alla luce. Qui stiamo ingannando le madri… tranquilla tanto puoi vivere con il rimorso per tutta la vita!! Si puo’ affrontare il proprio dolore insieme e superarlo o invece lasciare che quel dolore logorari le persone coinvolte! Perchè è di questo che si tratta. Ognuno faccia i conti con il proprio dolore ma chiudere quella porta e controproducente per tutta la società! Perche’ non dà la speranza.. e non dà la possibilità in piu’ che quella vita sia stata importante averla vissuta fino in fondo! anche con il proprio dolore e superato con un percorso di vita per entrambi…e’ un percorso della vita un po’ come andare a scuola…è la possibilità di creare una propria identità fatto anche del recupero di informazioni genetiche, storiche ecc.
E’ un percorso che richiede tempo di maturazione..di comprensione! Di confronto sia con chi l’ha vissuto sia con le persone nuove che andrai a conoscere nella tua vita.
E’ come uno sbocciare e rifiorire di un nuovo sè.
Dare in mano l’arma della segretezza, è un prezzo troppo alto! E non si pensa alla salute mentale, psicofisico ecc che questa chiusura provoca!
In quanto a pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni (e anche favolette) la società è colma di storie lacrimevoli di mamme d’origine a cui hanno strappato ingiustamente i figli, di donne costrette da immani circostanze ad abbandonarli contro la propria volontà, di mamme “povere di spirito” a cui hanno sottratto il bambino con l’inganno, e così via.
Storie del tipo: “Per salvare il figlio lo affidò alle acque del grande fiume adagiato con amore in una cesta galleggiante…”
Meno conosciute e tramandate sono le numerose storie di violenza e abuso certo e reiterato verso un essere indifeso (anche solo l’abbandono è abominevole, figuriamoci la violenza), oppure le sordide storie di donne che hanno rifiutato la maternità come se fosse slegata dalla sorte della vera vittima, che non ha potuto scegliere, non ha potuto opporsi alla decisione di una donna che gli ha causato danno biologico, morale ed esistenziale ma che per un’anomalia di pensiero non è perseguibile, perché l’ha fatto nascere (anche se per farlo soffrire).
Pensare male delle mamme è indelicato, ma ci sono mamme che non amano il bambino che hanno in pancia, ma la società non concepisce questa possibilità come reale.
Anzi, si vuole il perdono automatico, la redenzione, il ricongiungimento, dopo vent’anni o più quando il figlio (che non è più loro figlio) è ormai grande e autonomo e semmai potrebbe diventare un valido aiuto verso la propria vecchiaia. Ci sembra molto comodo sfruttare i problemi esistenziali altrui per poter curare i propri rimorsi tardivi per averlo abbandonato “mollandolo” a una sorte sconosciuta (non a una vita sicuramente migliore, come nella favole, ma a un destino ignoto senza mamma).
Fermiamoci in quell’istante. In quel preciso momento non c’è ancora l’adozione che cura l’abbandono, non c’è la possibilità o la probabilità o la speranza di una vita migliore… c’è un rifiuto e la prospettiva di un’esistenza in salita, senza certezze, a questo viene affidato il figlio che si abbandona.
Molti figli abbandonati soffrono per tutta la vita questo rifiuto d’origine e per colpa di una società pronta a perdonare chi ha deciso e causato la separazione cercano in loro stessi il difetto, la causa dell’accaduto. Quando poi cercano di riannodare i fili della propria vita sono costretti a cercarli proprio in quella persona che ha causato il loro dolore. Almeno non dipingiamo di rosa quest’evenienza. Almeno non costruiamoci attorno simbologie e significati atti a cancellare le reali responsabilità. Non consideriamoli passi sufficienti a colmare il vuoto dovuto al rimpianto di chi ha abbandonato.
La ricerca delle origini deve rimanere una libera facoltà solo per quei figli adottivi che hanno la necessità di percorrerla e la normativa non deve ostacolarla nel pieno rispetto delle parti e con le cautele necessarie.
Un abbandono è per sempre. Non ammette rimpianti.
Non si tratta dell’abbandono di un’amicizia, di un partner, di una cosa o di un animale domestico (atto quest’ultimo, punito severamente dalla legge). Stiamo parlando di bambini, generalmente piccoli e quindi indifesi e incapaci non solo di badare a se stessi, ma soprattutto esposti per il resto della vita, al danno della convinzione di non essere stati sufficientemente amati.
“Quando sono nato è accaduto: mia madre ha partorito e non mi ha riconosciuto, così sono finito in istituto, figlio di un rifiuto, allevato come un detenuto, seduto, muto.” (da: “Anoniman” di Frankie hi-nrg mc – incluso nel cd “DePrimoMaggio”)
Nonostante la gravità dell’atto sia indiscutibile, ovunque le istituzioni sono pazienti e attendono che chi abbandona possa ripensarci, chiedono conferma, offrono aiuti per poter recedere da una scelta sicuramente dolorosa per la madre (e soprattutto per il figlio che la subisce). Le case famiglia e gli affidi esistono per questo per sopperire alle incapacità dei genitori per brevi periodi di tempo (poi, spesso diventano più lunghi, indefiniti e infine definitivi cioè fino a maggior età e oltre).
Se il figlio viene dichiarato adottabile significa che si è constatata l’impossibilità di reinserimento nella famiglia d’origine (succede anche nei casi di incuria o trascuratezza grave, violenza, ecc.). O che i genitori hanno reiterato, convinti, la volontà di abbandonare. A questo punto e non prima si può affermare che l’abbandono è per sempre. Non è reversibile.
La successiva adozione sarà legittimante. Significa che la famiglia che accoglierà il bambino sarà la sua unica famiglia. Significa non solo che sarà figlio dei nuovi genitori, ma anche nipote dei nuovi nonni e dei nuovi zii, fratello dei nuovi fratelli, cugino dei nuovi cugini e così via. Mentre per ascendenti e discendenti dei genitori d’origine pur continuando ad avere affinità genetiche sarà un estraneo.
Quando si sente parlare di veri genitori (alludendo a quelli originari) non ci si sta riferendo a un dato di fatto, non solo perché questo non sussiste, ma si sta esprimendo un giudizio negativo sull’istituto dell’adozione e si sta palesemente discriminando chi può definirsi legittimamente genitore, nonno, zio, fratello, cugino… e che dopo un po’ di convivenza lo è anche in senso emotivo, affettivo, educativo, organizzativo, ecc.
Premesso ciò, se un figlio che sia stato abbandonato (adottato o meno) voglia cercare le proprie origini è giusto e legittimo come è altrettanto giusto che possa farlo senza pressioni psicologiche di nessuno, senza sentirsi snaturato se non ha desiderio di farlo, senza che questo venga considerato ovvio, inevitabile o indispensabile. Questa è una ricerca facoltativa che deve essere agevolata per chi ne ha desiderio, ma che non deve essere considerata indispensabile da chicchessia. Infatti la maggior parte dei figli adottati che ha avuto una nuova vita piena di cure e attenzioni non sente la necessità della ricerca; ha già una famiglia, una vita, un futuro.
La ricerca delle origini è quindi comprensibile e da facilitare quando ve ne sia il desiderio, ma la ricerca della discendenza no. Non deve essere ammissibile, non c’è nessuna giustificazione che ammetta la ricerca da parte di chi è stato l’attore principale dell’abbandono. Rimorso, nostalgia, desiderio di completezza, voglia di discendenza rimangano delusi. L’abbandono è per sempre per chi lo ha perpetrato.
Inoltre l’arrivo inatteso nella vita di chiunque di uno sconosciuto che dichiari di essere il genitore, il nonno o un altro parente, potrebbe essere più facilmente sconvolgente, drammatico e dannoso piuttosto che costruttivo ed edificante. Sarebbe anche difficile riuscire a comprendere, in merito all’abbandono, quali narrazioni siano veramente vere e quali siano invenzioni per giustificare un atto di cui ormai ci si vergogna.
Vi prego aiutatemi sono origini russe e sono stata abbandonata da piccola in un orfanotrofio, non so chi siano i miei genitori biologici non riesco a trovare nulla di loro come posso fare per contattarli? E un peso enorme per me non riesco a passarci sopra come.fo?
“Figli adottivi cercano genitori biologici” e “Figli adottivi nati in Russia” sicuramente aiuteranno.
Mi interessa sapere chi sono i miei genitori
anch io vorrei sapere da dove provengo, da poco mi hanno detto di essere stato adottato , sto cercando in tutti i modi di risalire alla mia vera identita , ma per ora nn sono riuscito a risolvere niente
anche io sono un figlio adottato…e sto passando un periodo particolare,mi chiedo fin dall’adolescenza chi fosse mia madre,di lei conosco solo il nome che ho scoperto solo tre anni fa dopo trent’anni di adozione.Ora sto facendo un percorso terapeutico di gruppo,dove spesso viene fuori questo mio bisogno di sapere e conoscere le mie origini ed il motivo del mio abbandono….
sono stanca di non sapere nulla di me, sono stata adottata ma non so chi siano i miei genitori…. Vorrei tanto che mia mamma tornasse indietro e mi cercasse, per dirmi che gli manco e che sa quando è il mio compleanno… chissà se sa come sto vivendo o se ha qualche foto che mi aveva scattato quando mi ha partorito e poi dato l’addio… come faccio a rintracciarla? come fo? ho 18 anni e ancora vivo con questo peso .. vengo dalla Russia ex Gorky e non so come fare… è lontano ed io non ho soldi e possibilità di andarci perchè non so da dove iniziare so solo che si chiama Olga .. ma non altro… qualcuno puo consigliarmi qualcosa?????????
Voglio trovare mia madre, da quasi 7 anni che ci penso e non perché non sto bene con i miei genitori ma vorrei ritrovarla ho fatto di tutto facebook google siti strani ma non riesco a trovarla e adesso ho 17 anni.
Non voglio neanche parlarne con i miei perché so che li farebbe soffrire anche se sanno che un giorno gliene parlerò.. dopotutto non posso passare la mia vita senza sapere chi è.. so già il nome e il cognome ma non c’è scritto nient’altro qualcuno potrebbe aiutarmi?
Io sono stata adottata in Russia a 7 anni con mio fratello. Non mi trovo benissimo con i miei genitori..insomma litigo spesso con mia madre..qualche volta anche con papà..conosco solo il cognome di mio padre. Di mia madre conosco solo l’anno in cui è nata. A chi posso rivolgermi per avere qualche informazione in più?? (Ho 16anni)
Lettera di un Bambino adottato.
Nato nel lontano 1961, successivamente è stato portato presso il Brefotrofio. Il neonato, iniziava la sua vita in quella struttura composto da medici, infermieri e personale addetto alle cure degli infanti,, dopo un po’ questo piccolo fagotto veniva affidato in bagliatico mercenario ad una famiglia. Durante la permanenza in quella famiglia, una donna si presentava spesso presso quella abitazione per vedere se il bambino cresceva bene. Nel 1965 l’orfanello veniva adottato, cominciando così una vita più tranquilla e consona. È cresciuto felice tra l’amore incondizionato dei suoi genitori regalandogli ogni istante serenità e gioia di vivere e gli stessi genitori ricevevano dal bambino segni di grandissimo Amore, Finché quel bambino all’età di 13 anni seppe da un amico della sua adozione portandolo allo sconforto più totale. Quel bambino decideva di nascondere la verità nel suo cuore al fine di non dare dispiacere ai suoi genitori. Dopo moltissimi anni quest’uomo dopo la morte dei suoi genitori cominciava la sua ricerca delle origini: decideva di fare domanda presso il Tribunale dei Minori per poter acquisire gli atti relativi alla sua adozione e si rivolgeva anche presso l’Archivio Storico dell’ex Brefotrofio per l’acquisizione del suo dossier, che poco tempo dopo aveva tra le sue mani. Quel bambino ora sta aspettando con ansia la realizzazione di questo fatidico incontro con il Presidente del Tribunale per i Minori.
ho letto….sembra la mia storia…io ci sono riuscita…..dal 2014 ho riabbracciato mio fratello gemello…ma mancanoi all’appello altri 5 fratelli
chissà
auguri
Salve mi chiamo Silvia ma non è il mio nome di origine…sono stata adottata in Russia…sono alla ricerca delle mie origini…mi ricordo il nome originale ma non il cognome vorrei sapere dove potrei trovare queste informazioni…se vado all’anagrafe del paese dove sono stata adottata nell’archivio è possibile che ci siano nome e cognome originali? O mi devo rivolgere altrove? Aiutatemi per favore…grazie
Gentile Silvia,
per aver informazioni in merito alle proprie origini, sempre che l’adottato sia stato riconosciuto dai genitori biologici all’atto della nascita, è possibile al raggiungimento dei 25 anni di età chiedere al Tribunale per i minorenni di essere autorizzato a conoscere le proprie origini e a consultare il relativo fascicolo, all’esito di un’istruttoria, il Tribunale deciderà se autorizzare o meno . Cordialità.
Avv. Emanuela Signborelli
Salve. Mio nonno è stato lasciato da piccolo a Napoli all’Annunziata. So che i suoi genitori erano persone nobili. Papà colonnello e madre insegnante. Mio nonno non c’è più e calcolando le età neanche i genitori veri. Vorrei tanto conoscere o perlomeno sapere chi sono i suoi fratelli,nipoti… Mio nonno ha nome e cognome originali, dati dai suoi genitori. Spero vivamente di riuscirci.
Bardoni è il cognome.
Gentile Chiara,
l’unico soggetto che può dare informazioni è il tribunale minorile competente. Però il TM potrebbe eccepire la carenza di legittimazione attiva ovvero la legittimazione a chiedere informazioni da parte di una nipote. Il soggetto naturale preposto a tale richiesta è suo nonno, che però purtroppo non c’è più. Cordialità
Avv. Monica Ravasi
La mia e’ una storia simile alla sig. Chiara.
Solo che si tratta di mio padre , ormai deceduto , 36 anni fa.
Ho sembre sentito come se mi mancasse qualche cosa ed i supposti parenti i ci trattavano sempre con disprezzo o chiamandoci “bastardi”, sebbene avevo sia madre che padre.
Un giorno parlando con mia madre ( mio padre era deceduto gia’ da 8 anni) , e descrivendo il mio sconforto mi fa la rivelazione che mio padre fu adottato all’eta’ di 10 anni dai miei nonni, nell’orfanotrofio di Venezia.
MIo padre diceva a mia madre , che avebbe voluto sapere chi era sua madre, ma lo avrebbe fatto solo alla morte dei suoi genitori per non ferirli.
Mia mamma mi racconto’ che quando dovevano sposarsi , mio nonno cerco’ i documenti neccesari per il matrimonio in chiesa, forse perche’ non voleva che mio padre potesse leggere il nome dei genitori nel certificato .
Molte volte mi e’ passato per la mente che il vero papa’ poteva essere mio nonno.
Io ora abito in California USA, come posso cercare ed avere informazioni a riguardo , visto che mio padre non c’e’ piu’ ed impossibile andare all’ufficio dei minori.
Grazie mille.
Come devo fare per cercare mio zio?
Sono maggiorenne, e vorrei sapere chi erano i miei genitori biologici.. Come faccio?
Per Erica e gli altri che cercano…
Ciao! Io sono stata adottata tanti anni fa e ho trovato mia madre naturale, che ho conosciuta ma adesso non c’è più… e i miei fratelli. Contattami su Messenger in privato, ok? Ciao!
Salve sono un uomo di 63 anni di origine marocchine. Nell’agosto del 1989 il mio bambino di 4 anni, di nome Tarrak Zaid, nato a Genova il 05.10.1985, nell’ospedale Galliera, mi è stato sottratto ed è stato dato in adozione. Noi abitavamo a Genova, e da allora non ho più avuto sue notizie. Grato qualora mi potesse giungere qualche informazione.
Tarrak
Ciao sono Alessio sono nato a napoli il 19/06/94 e anche mio fratello siamo gemelli siamo stati adottati . Vorrei tanto conoscere i miei veri genitori qualcuno di voi può aiutarmi
Salve , mi chiamo Ritt Sean da quando mia Mamma adottiva é mancata sono venuto a
conoscenza di essere stato adottato,mia mamma adottiva non me ne aveva mai parlato,
Ne sono venuto a conoscenza trovando dei documenti , sono nato a Valdagno il 16/10/1966 provincia di VI son gia’ stato all’ospedale di Valdagno ma non risultano nascite in quel ospedale, il segretario mi rispose che posso essere stato partorito in casa.
Poi mi hanno portato in orfanotrofio a Vicenza all’orfanotrofio San Rocco di Vicenza
il quale ho tutte le cartelle cliniche e li rimasi un anno
grazie
mi chiamo antonio,almeno il nome che mi hanno affibiato,sono nato a napoli nel 1949 alle ore 3 e 20 del 9 giugno all’ospedale incurabile di napoli,dopo 25 gg: d’ospedale sono stato portato alla real casa annunziata,dove sono stato affidato a diverse famiglie,fin quando hanno trovato la famiglia giusta (x modo di dire,un inferno),avendo sempre in mente il richiamo della madre,o parenti, ho richiesto dei documenti all’annunziata,i quali non ho riscontrato nulla,salvo l’età della donna(19 anni) siccome non era obbligatorio alle madri lasciare le proprie generalità mi soffermo solo su questo annuncio,senza interpellare il tribunale dei minori,tentare non costa niente,nella vita tutto è possibile
Salve a tutti. Vorrei sapere se io ho la possibilità di rintracciare in qualche modo i genitori biologici di mio nonno purtroppo deceduto. Essendo il nonno paterno mi trovo un cognome non mio e sento il bisogno di conoscere anche soltanto quale sarebbe stato il mio vero cognome. In Italia è possibile? Ho 13 anni e per me è davvero importante saperlo. Grazie a chi risponderá.
Cara Arianna, innanzitutto ti consiglio di parlare di questi sentimenti che provi con i tuoi genitori. Per quanto riguarda la tua domanda l’unico soggetto che può dare informazioni è il tribunale minorile competente. Il soggetto naturale preposto però a tale richiesta è tuo nonno, che purtroppo non c’è più. Un caro saluto
Avv. Monica Ravasi