L’adozione in molti paesi occidentali è letta in un modo più colonialista (come prima si andava a portar via le risorse, ora si va a procurarsi bambini) che in Italia dove c’è una legislazione maggiormente garantista (per il minore) con l’obbligo di matrimonio e convivenza da almeno tre anni, l’obbligo di servirsi di associazioni no-profit che riducano al minimo i rischi di traffici illeciti, l’obbligo di cooperazione, ecc… In altri paesi oltre alla possibilità di adottare da single (che apre quindi il ventaglio delle più disparate possibilità per gli adottanti) vige il ‘fai da te’ che non garantisce nulla (a parte i probabili soldi agli inevitabili intermediari in loco). Inoltre in alcuni paesi (anche per motivi elettorali) i giusti diritti degli omosessuali a non essere discriminati si sono confusi con il diritto a conquistare privilegi.
Non si tratta di negare il diritto delle coppie omosessuali a essere riconosciute e a godere di tutti i diritti che la società concede a una famiglia costituita da una coppia eterosessuale. Si tratta di garantire il diritto di un bambino a crescere in un ambiente che possa fornirgli tutto ciò che gli serve per crescere in modo sano. La questione credo sia un’altra: una famiglia costituita da due uomini o da due donne garantisce la crescita armoniosa di un possibile figlio? Nutriamo profonde riserve e non ne siamo per niente convinti.
Gabriele, papà adottivo
Mariangela Corrias, psicologa
Italiaadozioni
Condivido tutto quello che è stato scritto nell’articolo, in particolare sulla necessità che ci siano le condizioni per “una crescita armoniosa”.
Ho tuttavia qualche perplessità. Partendo dal presupposto che non sono i genitori ad aver diritto di avere un figlio, ma sono i bambini ad aver diritto all’amore dei genitori, mi chiedo se non sarebbe meglio per un bambino crescere all’interno di una coppia anche se omosessuale, piuttosto che in un orfanatrofio dove la figura dei genitori e il concetto di famiglia sono inesistenti e dove a volte si verificano anche degli abusi.
Capisco poi che sorgerebbero altri problemi, potrebbero pensarci i compagni di scuola a far notare la differenza dei genitori. Ciò non toglie che anche se una coppia regolare adotterà un bambino nero, ci potrà essere sempre qualcuno pronto a “celiare” sul colore della pelle, così come può capitare di sentir chiedere a un bambino adottato ” ma la tua “vera” mamma dov’è ora?”
Non vorrei banalizzare un problema molto complesso, ma tra due mali sceglierei il minore.
Vorrei sottolineare che l’adozione internazionale è un atto “residuale” dopo aver tentato di aver reinserito il bambino nel proprio ambito (familiare, nazionale, etc) originale. Nell’ottica della “residualità” e della ricerca della migliore soluzione possibile per questi bambini (soluzione che non risiede mai nell’istituzionalizzazione), si proverà a trovare una mamma e papà “internazionali” e se non si trovassero, si potrebbe allora valutare una adozione anche da parte di coppie omosessuali. Il punto quindi, ancor prima che di ordine eventualmente psicologico, morale, etc etc è di semplice ordine pratico: in “punta di diritto” non vedo perché negare ad una coppia omosessuale la possibilità di darsi disponibili per accogliere un bambino abbandonato, ma visto il numero di coppie che danno disponibilità, la semplice possibilità di accoglienza da parte di una coppia omosessuale è remotissima, ad oggi.
Stiamo vivendo “strani giorni”, un periodo in cui si cerca, e si riesce a sdoganare un certo tipo di idee sull’omosessualità, lentamente ma inesorabilmente con una propaganda continua e strisciante (perché nascosta dietro a semplici falsi sillogismi e assiomi non dimostrati), si convince l’opinione pubblica che insultare qualcuno con il titolo di ‘finocchio’ e molto più grave (e punibile sia mediaticamente che giuridicamente) che dargli del ‘bastardo’ (ad esempio). In realtà sono entrambi insulti esecrabili ma nell’uso comune il secondo non è considerato così grave o mediaticamente interessante.
Questa nuova ideologia dell’omosessualismo (quasi una religione come ha detto qualcuno) è estrememente deleteria perché inquina la società cercando di apparire di sinistra e progressista (raccogliendo quindi facili consensi anche negli eterosessuali sensibili alle istanze dei più deboli), mentre in realtà, essendo un’ideologia corporativista, è incompatibile con le idee di sinistra (la sinistra vera, vi ricordate Marx?).
L’omosessualismo ha convinto tutti che essere omosessuli è una condizione normale. Anzi è una scelta: dice che è un “orientamento sessuale” facendo chiaramente intendere che è come avere un orientamento politico o religioso. Se stessimo un po’ più attenti al vero significato delle parole ci renderemmo conto che essendo l’omosessualità una pulsione fisica che fa attrarre alcune persone verso altre persone con caratteristiche sessuali identiche alle loro, Non può essere un orientamento, non è una libera scelta (l’eccitazione sessuale è la vera misura dell’attrazione sessuale di cui si parla, altre forme di attrazione, ammirazione, infatuazione ecc. qui non c’entrano).
L’omosessualismo invece è un orientamento politico, ideologico o religioso… Spesso essere omosessualisti (cioè sostenitori anche non praticanti) deriva dall’essere anticlericali, sentimento abbastanza diffuso nella sinistra comunista del dopoguerra per antitesi alla democrazia cristiana, eterno antagonista politico fino a tangentopoli. I comunisti del dopoguerra però non amavano i movimenti pro-omosessualità, sopportavano l’arci-gay come sopportavano l’arci-caccia ma allontanavano gli sparuti omosessualisti verso il partito radicale di marco pannella e altri sparuti movimenti che vagavano nell’ambito politico senza una collocazione precisa (centro-sinistra, centro-destra?).
Dopo questa divagazione storic-politica giungiamo al punto: in USA, Canada e altri paesi anglosassoni (paesi notoriamente democratici e di sinistra), alcune campagne di propaganda (film, stampa, ecc) sono riuscite a sdoganare alcune idee cardine: l’omosessualità non è una malattia né mentale, né fisica (sia innata cioè genetica, sia indotta). Con gli stessi metodi in passato erano riusciti a convincere la società che il fumo facesse bene alla salute!
Ad oggi, a parte la favoletta dell’orientamento (cioè della libera scelta) non esiste una spiegazione del perché ci sia una deviazione sessuale di un piccolo numero di persone dalla gaussiana centrata sull’eterosessualità. Chiunque abbia provato a dare una spiegazione scientifica che non includa la libera scelta come risposta viene tacciato di omofobo e perseguito (in tutti i modi).
Ora possiamo concludere che date tutte queste premesse e certezze, affidiamo volentieri dei bambini (spesso già ragazzi) con probabili problemi di identità, autostima, fiducia, a delle famiglie omosessuali e aspettiamo che siano adulti per vedere l’effetto che fa.
Oppure creiamo artificialmente degli orfani (con l’utero in affitto) per fornire figli alle coppie omosessuali che lo vogliono piccolo e con i gameti di almeno uno dei padri, un figlio artificialmente vero senza madre.
In entrambi i casi, saremo felici di curarli, di studiarli e di identificare eventuali nuove sindromi.
Il problema sta nel definire per bene (in questo caso) il concetto dell’amore dei genitore. Il pericolo più grande è che in coppie omosessuali “l’amore” possa assumere il senso del tutto diverso da quello tra genitore e figlio. Omosessualità, soprattutto quella acquisita nel tempo e non decisamente innata nell’individuo, tende a “evolversi” in altre diverse esperienze sessuali. Ed è qui che i bambini adottivi corrono un rischio.
Che i signori favorevoli alla adozione dalle coppie gay mi rispondano, perchè gay hanno bisogno dei figli? L’omosessualità va a braccetto con rinuncio alla prole, giacchè quella la fanno le donne. Ed un’altra domanda: chi e come va a tutelare i diritti dei bimbi? chi e come andrà mai a chiedere a loro se vogliono stare non con mamma e papà, ma con genitore1 e genitore2??
Salve Dmitri,
Provo a risponderle, perché non sono a priori contraria all’adozione da parte di coppie omosessuali.
Comprendo tutte le perplessità del caso, e – alcune – le condivido. Tuttavia ritengo che non si possa serenamente precludere ad una persona la gioia della paternità/maternità, né tantomeno privare un bambino dell’opportunità di essere accolto ed amato da due persone.
Andrebbero studiati i singoli casi, le persone e gli ambienti, secondo me.
La prima cosa su cui mi sento di rispondere è la sua affermazione “L’omosessualità va a braccetto con rinuncio alla prole, giacchè quella la fanno le donne.” che non sono sicura di aver compreso.
Lei sa che anche le donne possono essere omosessuali, vero?
E in quei casi, allora, trattandosi di donne che in quanto donne “fanno la prole”, la faccenda sarebbe diversa, secondo lei?
Ad ogni modo, provo a mettermi nell’ottica in cui un omosessuale si innamora di una persona.
Credo che nessuno possa affermare che, per la semplice circostanza di innamorarsi di qualcuno, si stia di fatto rinunciando alla paternità o alla maternità.
D’altra parte provi a pensare ad un uomo che si innamori di una donna sterile. Lei ritiene che quell’uomo stia volontariamente rinunciando alla paternità?
Immagino di no.
Lei poi si interroga su “perché un gay ha bisogno di un figlio?”.
Ecco, credo che la domanda sia semplicemente mal posta.
Il desiderio (non il bisogno) di maternità o paternità è qualcosa che una persona ha o non ha, indipendentemente dai suoi istinti sessuali. Perché tanti uomini eterosessuali non vogliono un figlio? Perché una signora di 50 anni può invece volerne uno con tutte le sue forze?
Ciascuno conoscerà le ragioni dei desideri che ha e di quelli che non ha.
Provi a chiedere, caso per caso.
Non si può rispondere alla sua domanda.
È come chiedere: “perché le persone hanno bisogno di mangiare cioccolato?”
Infine, intuisco la sua paura del fatto che un omosessuale possa desiderare sessualmente suo figlio. Ecco, questa paura sua, è data da una confusione.
Esistono gli omosessuali ed esistono i pedofili. I secondi sono malati e, se assecondano le proprie inclinazioni, compiono un reato. I primi no.
Mi dirà che esistono casi in cui i due fenomeni coesistano. Non posso negarlo, il genere umano è molto vario. D’altra parte alcuni pedofili sono anche assassini. Secondo il suo ragionamento, dunque, qualsiasi omosessuale è potenzialmente anche un assassino, dunque pericoloso a prescindere, non solo in veste di padre/madre adottivo/a.
È per questo motivo che, a mio avviso, la coppia che vuole adottare va conosciuta a fondo, analizzata, e successivamente giudicata adatta o non adatta ad accogliere un bambino.
La coppia.
Uomo – donna
Uomo – uomo
Donna – donna.
Non metto in dubbio che molte coppie eterosessuali potranno essere giudicate più adatte di molte coppie omosessuali. Io stessa, se mi trovassi a dover scegliere, a parità di condizioni sceglierei una coppia eterosessuale, con tutta probabilità.
Ma possono darsi condizioni diverse, diverse circostanze, e io non negherei un’opportunità ad una coppia gay a prescindere.
Un cordiale saluto,
Paola
Paola
Forse non è il caso di tirare in ballo i tanti luoghi comuni.
Un bambino abbandonato ha un diritto inalienabile, che è quello di poter vivere e crescere in una famiglia come quella che avrebbe potuto avere in origine. Ovvero quella nata dalla coppia che lo ha procreato, cioè formata inizialmente da un uomo ed una donna.
Gli altri: l’istituto, gli educatori, i buoni maestri, i bravi single, le coppie gay, ecc. saranno solo al massimo dei buoni surrogati, ma mai una mamma ed un papà, mai dei veri genitori.
Certo, si potrà pensare: meglio che niente, se un povero bambino abbandonato e rifiutato da tutti non trova un papà ed una mamma disposti ad accoglierlo, piuttosto che l’istituto, egli potrebbe avere il conforto di un single o di una coppia omosessuale.
Ma quale giudice sarebbe disposto a emettere un verdetto così penalizzante e definitivo per un minore alla ricerca della sua futura famiglia?
Dovrebbe essere veramente, l’ultima possibilità, l’ultima risorsa una volta verificata l’indisponibilità di almeno una una coppia disponibile. E sapete quante sono le coppie disponibili in attesa di un bambino oggi in Italia?
Poi ci sono i bambini che non vuole nessuno, quelli grandi, quelli già rifiutati quelli con malattie gravi, quelli con problematiche importanti. Forse solo questi dovrebbero essere abbinati a coppie gay o a single? O forse proprio questi dovrebbero avere bisogno di genitori eccellenti?
Il vero istituto? Surrogati? Ma cosa sta dicendo?
Il problema, in Italia e nel mondo, non sono le coppie gay e i bambini, ma siete voi. Parlate, parlate, parlate. Vi riempite la bocca di commenti, giudizi (non richiesti, tra l’altro).
Una domanda, semplice: AVETE MAI ASCOLTATO I BAMBINI?
La risposta è chiaramente no. Altrimenti sapreste delle innumerevoli attività portate avanti da questi ultimi per legittimare l’amore dei propri GENITORI (non surrogati).
Nessuno può permettersi di definire famiglia, tanto meno persone con tanto odio in corpo. La famiglia è dove è il cuore, l’amore crea dei legami, non gli organi riproduttivi.
Studiate, apritevi, conoscete. Evitate il giudizio… perché ricordate che verrete giudicati con la stessa moneta con il quale avete giudicato il prossimo.
Vorrei far notare che i redattori di questo sito hanno espresso ed esprimono non giudizi, ma constatazioni derivanti dall’osservazione e dall’esperienza (seppur necessariamente limitata) sul campo. Si fa altresì notare che non censurano nessun intervento anche se improntato alla critica aggressiva di chi non è d’accordo con queste osservazioni.
Si fa notare che l’autore dell’ultimo commento imporrebbe il silenzio se non si è interpellati, grazie, troppo buono!
Ho l’impressione che risulti chiaramente a tutti da che parte stia la libertà di pensiero e la tolleranza e da che parte stia l’insofferenza delle altrui opinioni che si vorrebbero far tacere senza nessun tentativo di apportare contributi costruttivi alla discussione… fino ad arrivare alle velate (nemmeno tanto) minacce finali.
In quanto al cuore e all’amore è certamente condizione necessaria, ma purtroppo non sufficiente (altrimenti si cade nella banale retorica da baci perugina).
Io sono favorevole all’adozione da parte di coppie di omosessuali. A mio avviso ci sono tanti modi di essere famiglia e una coppia omosessuale, con un bimbo, lo è certamente.
Immaginando una coppia omosessuale equilibrata e con capacità genitoriali, a me non pare che ci siano difficoltà a passare dei “valori” né dei “principi” ai nostri figli che, nella vita, troveranno comunque tantissimi modelli anche fuori dalla famiglia.
Secondo me un bambino con due genitori uomini o due genitori donne non è penalizzato se queste due persone si vogliono bene e se lo amano e se sono una famiglia.
Ci possono sicuramente essere delle difficoltà a livello sociale, derisioni, incomprensioni…ma a questo punto i motivi per cui un bambino può essere deriso possono essere veramente tanti e tanti e tanti.
Un padre e una madre che non vanno d’accordo e che non si amano, a mio avviso, questo si che è dannoso per un figlio. Questo si, è penalizzante.
Sarei curiosa di sapere quante coppie omosessuali con figli conoscete. Io ne conosco diverse, e ho potuto constatare di persona che sono genitori come mille altri. Anzi, esistono studi come quello recentemente pubblicato dall’associazione statunitense degli psicologi infantili, che afferma come addirittura – forse anche a causa del fatto che in fondo si sentono “osservati” (brutta parola, ne convengo) – siano in media anche genitori migliori, che si sforzano moltissimo (e con successo, nei casi che conosco) di garantire ai propri figli ambienti e famiglie serene ed accoglienti. Capita, quanto non dai nulla per scontato e le cose te le sei dovute sudare, che tu dia molto piu’ valore a cio’ che per altri e’ scontato.
Ognuno ovviamente ha il diritto alla propria opinione, ma che per lo meno sia basato su un qualche dato di fatto, e non sul “nutriamo riserve e non ne siamo per nulla convinti”….
Mi permetto di dire che ho avuto modo di leggere uno studio fatto in Spagna sulla genitorialità adottiva nelle coppie omosessuali (in spagna il matrimonio omo è riconosciuto) e concludeva in senso opposto a quello da Lei segnalato in America. Va detto che tale Studio è stato fatto a livello scientifico e assolutamente laico.
Anche di questo occorrerà tenere conto per avere un’opinione in materia. Perchè di questo stiamo parlando, ovvero di un’opinione. Anche i tecnici esprimono, in fondo, un loro parere fondato su uno spettro della realtà. E a volersi attaccare troppo allo scientismo si rischia la totale confusione. Chi dice bianco e chi risponde nero.
Io mi riconosco tradizionalista e pur avendo in massima considerazione le istanze delle coppie omosessuali che condividono i desideri di chiunque (e ne conosco diverse anch’io – sono coppie di amici), ritengo che un bambino abbia il diritto di vivere all’interno di una famiglia formata da un padre e una madre.
Gentilissimi,
esiste già una buona quantità di ricerche sulla genitorialità omosessuale. Il più interessante è sicuramente il libro di Chiara Lalli “Buoni Genitori”. A differenza del vostro approccio, in questo volume vengono elencati una serie di casi di genitori omosessuali i cui figli vengono monitorati e confrontati con i figli delle famiglie eterosessuali sotto tutti i parametri relativi alla crescita. I risultati sono sorprendenti.
Il vostro metodo di analisi invece, non soltanto appare mediocre (perchè analizza per lo più “luoghi comuni” e non è suffragato da nessuno studio), ma è oltretutto deleterio: l’Italia è stata recentemente classificata come il penultimo paese in Europa per la tolleranza all’omosesualità. Dopo di noi soltanto Cipro. Avete una minima idea di cosa significhi questo e cosa produca? Cosa significa per la qualità della vita del 18% degli Italiani (tale è la quantità di omosessuali)? E quante di queste persone rinunciano a fondare una propria famiglia e a dedicarsi a dei figli per colpa di queste ideologie medievali?
Oltre a pubblicare un articolo infondato e fatto di pensieri personali (sicuramente non medici), state creando diffidenza verso una società che, gli studi seri, definiscono POSSIBILE. Perchè lo è già in gran parte del resto del pianeta.
Prima di scrivere articoli pro o contro qualcosa per favore, informatevi. Oppure semplicemente fate altro. Cambiate mestiere.
Caro Tiziano,
credo che l’approccio più corretto sia quello di semplicemente calarsi nella realtà del bambino abbandonato, come correttamente sottolinea l’articolo. Gli studi lasciano il tempo che trovano, io potrei trovartene altri che sostengono il contrario, la materia è controversa.
Mettiamoci nei panni di un bambino, e chiediamoci: a me sarebbe “piaciuto” crescere con 2 mamme o 2 papà?
Io penso che la classifica da te citata vada letta al contrario, cioè noi siamo secondi come paese che non perso la ragione. La natura ha un suo ordine, un suo senso, è da folli pensare di piegarla al volere del misero pensiero dell’uomo (o dell omo)
Gentile Tiziano, di quale mestiere sta parlando? Qui la gente sta esprimendo opinioni personali.
Ogni buono proposito senza giusta misura si trasforma in un’assurdità.
Lei si sta combattendo per una società POSSIBILE. Molto bene. Cosa può però nascondersi dietro a questa parola? Viviamo nel mondo in cui TUTTO è possibile. E allora? Cosa abbiamo definito?
Si dovrebbe costruire non la società POSSIBILE, come dice Lei, ma società felice, giusta ed armoniosa. Con diritti reciprocamente tutelati.
Mi dica, ha dei figli? Sa o meno, che cos’è un bimbo? Mi auguro di si, visto che si proclama l’accusatore della visione “medioevale” della famiglia.
Devo dirLe, caro signore, che la famiglia esiste quanto esiste l’essere umano stesso, e non sarà di certo Lei, spuntato a questo mondo qualche giorno fa, a giudicarne l’esistenza e l’utilità.
Educare un figlio sano mentalmente è un’arte di cui non ha la minima conoscenza. E non sa, che bimbo rappresenta il foglio bianco, in cui genitori dipingono un cuadro o scrivono il libro. E dipende quasi totalmente de essi se questo quadro o questo libro racconterà al mondo una storia felice e solare o una storia di orrore e brutalità.
Adesso, come dice Lei, il 18% degli italiani è omossessuale. Mi dica, qual’era la percentuale 10 anni fa? e 50 anni fa?
L’omosessualità nella maggior parte dei casi è acquisita da un complesso di fattori come assenza di obiettivo per la vita, nullafare, pigrizia, mass media ecc.
La libertà, come ogni concetto buono usato a dismisura, è diventata un’assurdità.
Vedrà, se andiamo avanti con tutela di omosessuali, finiremo con tutela di zoofili, necrofili, pedofili ecc. Perchè quegli ultimi non sono ancora giuridicamente tutelati? Dov’è la libertà?
L’omosessualità nella maggior parte dei casi è acquisita da un complesso di fattori come assenza di obiettivo per la vita, nullafare, pigrizia, mass media ecc. CHE PENSIERO ATROCE
“L’omosessualità nella maggior parte dei casi è acquisita da un complesso di fattori come assenza di obiettivo per la vita, nullafare, pigrizia, mass media ecc.”
Ha dimenticato di dire che gli omosessuali mangiano i bambini!!!
Ignoranza…madre di tutti i mali…
No, non possono perché erano finiti… mangiati tutti dai comunisti…
Dmitri, mi tolga una curiosità.
Quali sono le fonti delle sue affermazioni?
Dove trova la sicurezza con cui afferma che una persona che lei non conosce sia “spuntata a questo mondo qualche giorno fa” e che quella di educare un figlio sia “un’arte di cui non ha la minima”?
Lei è cattolico, Dmitri?
Il suo Dio non le ha insegnato niente riguardo ad amore e rispetto per il prossimo, accoglienza, umiltà?
Proprio niente?
Devo dire che questa è certamente un esempio lampante di approccio democratico ai problemi: i pochi studi che dimostrano la tua tesi sono eccezionali, chi esprime un’idea che non ti garba deve cambiare mestiere. Mi sembra che chi stia facendo uno sforzo non comune per dare chiarezza su argomenti poco dibattuti (intendo l’adozione e non l’omosessualità di cui si parla fin troppo per l’esiguità a volte gonfiata del fenomeno), abbia diritto a esprimere delle idee (non sentenze come le tue, Tiziano). Gli autori di questo sito mi sembra che abbiano espresso dei dubbi e mi è piaciuto l’approccio laico perché una volta tanto hanno lasciato fuori le posizioni fideiste della chiesa (che secondo te sicuramente non conta).
Personalmente non mi sono mai sentito omofobo (e ne ho le prove) ma se da bambino mi avessero affidato a due uomini mi sarebbe mancata tremendamente la mamma….
Bravi ItaliaAdozioni, spero non vi facciate impressionare da qualche parere pretestuoso e di parte, continuate così. Grazie ciao.
Grazie a te Marco, e grazie anche a tutti quelli, che esprimono le proprie idee ed i il proprio parere senza essere offensivi, ma esercitando il proprio diritto di replica.
Non ti preoccupare, nessuno si farò impressionare dal solito fenomeno ben informato che ostenta la sua migliore informazione. Beato lui se è convinto di quello che dice e beati tutti quelli che non hanno dubbi.
Qui desideriamo solo sollecitare il confronto, discutere, porci dei dubbi e magari, perchè no, anche abbozzare una opinione senza pregiudizi. Ma spesso questa, a ragione Tiziano, è la cosa più difficile.
bungiorno,
assolutamente d’accordo come premessa a quanto scrive Tiziano Pisu. L’orientamento sessuale di una persona non deve essere un dato nemmeno preso in considerazione per definire la sua capacità genitoriale.
Invece sì. Basta con questo sentirsi superiori alla Natura e alla società!
Buonasera a tutti,
ma in che mondo viviamo??? Gli studi lasciano il tempo che trovano?? e le vostre teorie invece? Perchè si tratta di semplici teoria tra l’altro riportate anche in modo poco esaustivo per spiegare un argomento cosi complesso!
La frase “se da bambino mi avessero affidato a due uomini mi sarebbe mancata tremendamente la mamma…. ” come si fa a dirlo?? Su questo è vero, possono parlare solo i bambini “abbandonati” che magari hanno trovato tutto l’amore di cui avevano bisogno, ebbene si, anche da due papà!
Non posso credere che nel 2012 ancora si parli in questo modo.. e che si pensi che solo due persone di sesso opposto possono crescere ed amare un bambino! L’educazione e l’amore che si trasmettono ad individuo in fase di crescita non dipendono certo dall’orientamento sessuale! E se siete convinti di questo, tra l’altro, avete affrontato l’argomento in maniera tutt’altro che laica!
puntualmente è ripartita la guerra tra chi sostiene che anche gli omosessuali sono bravi genitori e chi sostiene il contrario. E di conseguenza se gli omosessuali sono quindi “titolati” ad adottare. Ricordo a tutti che NON esiste un diritto ad avere figli, ne per le coppie eterosessuali ne per le coppie omossesuali. Esiste invece il diritto del minore ad avere dei genitori. I migliori possibili in circolazione. Non ci sono più mamme&papà disponibili ad accogliere questi bambini ? bene senza alcun indugio si tirino fuori dagli istituti e vengano accolti in famiglie di papà&papà o mamma&mamma. L’adozione non è una gara a chi è il miglior genitore.
C’è qualcuno che non permette nemmeno che qualcuno possa esprimere un suo sentimento intimo e personale. Io non penso di offendere nessuno quando dico e ribadisco:
se da piccolo mi avessero affidato a due padri mi sarebbe mancata molto, moltissimo, tremendamente e indiscutibilmente la mamma.
Mi auguro di poter esprimere I miei sentimenti personali ora nel 2012 come tra 40 o 50 anni, triste sarà il momento che qualcuno ci obbligherà a tenerli nascosti come nel medioevo faceva l’inquisizione.
I MIEI pensieri sono personali, potete ignorarli ma non fermarli.
Gentile Marco, non posso che darle pienamente ragione!
Gli omosessuali vogliono privilegi, non diritti, e sono più fascisti dei fascisti stessi, mi creda. Ma vedo che le è bastato leggere i commenti.
Appena non si è d’accordo con loro, subito saltano su in maniera arrogante e violenta. Purtroppo la società decadente e priva di valori di oggi permette loro tutto questo. Altr che Medioevo, il Medievo è qui! (anzi, direi Santa Inquisizione, dato che i processi alle streghe sono stati perpetrati negli anni delle scoperte geografiche più che nel Medioevo, ma l’immagine metaforica del Medioevo è maggiormente accettata e per questo più efficace).
Saluti
non molto tempo fa c’erano medici e scienziati che disquisivano sul fatto che due bravi genitori ariani fossero indubbiamente superiori a famiglie di ebrei, negri, cinesi, zingari…
ah no e’ vero…sugli zingari ci sono ancora dei dubbi…solo che non fa fine esporli pubblicamente…
se vivi con gli zingari diventi ladro, se vivi con i finocchi diventi finocchio, se vivi con le lesbiche diventi lesbica
e allora come mai ottime famiglie eterosessuali sfornano un sacco di bambini omosessuali?
Scienziati o presunti tali in malafede ce ne sono stati sempre, fortunatamente pochi o comunque meno degli appartenenti ad altre categorie.
In passato per ebrei, neri,ecc. non si parlava di genitorialità ma di sopravvivenza o soppressione…
Speriamo che tra qualche anno dichiarare che è meglio essere eterosessuali (parere lecito anche se non condiviso da tutti) non porti al carcere.
Il diritto all’espressione deve riguardare tutti.
Come in alcuni interventi si è paventata la possibilità che i genitori omosessuali possano essere migliori di quelli eterosessuali, in altri interventi è lecito permettere che qualcuno affermi il contrario senza essere tacciato di decelebrato, bigotto, oscurantista o altro.
Marco D.
P.S. anche se usata in senso ironico, sarebbe meglio evitare termini come negro o finocchio, sono ineleganti scritti da chiunque…
Scusi, ma lei le ha avute due mamme o due papà? Come fa a parlare?
Orfano di madre dalla nascita, sono stato cresciuto da mio padre e da un fratello molto più grande di me! E mi è mancata tremendamente la mamma! Posso dirlo o devo chiedere il permesso di fanatici ideologhi come te (Fabrizia)?
Non possiamo mica cancellare dalla nostra vita di bambini tutti gli altri che hanno una mamma, ti sembra? Non possiamo crescere su un’isola deserta dove ci possono raccontare che la mamma non esiste per tutti. Non possiamo crescere bendati per non vedere le famiglie normali (NORMALI anticipo la tua obiezione, NORMALI lo sottolineo perché una specie senza i due sessi che generano la prole è estinta prima ancora di nascere come specie – infatti gli omosessuali devono ricorrere ai donatori esterni, cioè all’artifizio, oppure adottare ciò che è stato generato da altri eterosessuali – sembra quasi un comportamento predatorio -)
La domanda che risuonerà nella mente di questi figli per tutta la vita sarà: Perché proprio a me? Perché sono stato abbandonato? e perché poi non mi è capitata una situazione normale? e perché ho dovuto rinunciare alla mamma (o al papà), perché hanno scelto proprio me per questa situazione.
E quando l’adolescente metterà in discussione le figure genitoriali, avrà pochi dubbi e tanti colpi a sua disposizione per allontanarsi, distruggere, contestare, offendere e perfino odiare. Qualsiasi educazione omofila avranno tentato i “genitori” omosessuali risulterà vana, l’adolescenza è omologazione con i simili non con le scelte (orientamento = scelta ? non penso che un eterosessuale possa sciegliere di fare sesso omosessuale… senza schifarsi) dei genitori o le preferenze sessuali degli stessi.
Cito dal comunicato stampa dell’ANFAA (cfr. associazioni) in relazione alla sentenza della cassazione sull’adozione estesa ai single:
“L’ampliamento anche ai single della possibilità di adozione non aiuterebbe alcun bambino in più rispetto alla normativa vigente in quanto, ad oggi, solo il 15% delle famiglie che presentano la disponibilità all’adozione nazionale (e poco più del 40% per l’adozione internazionale) riescono poi ad avere un abbinamento.
Non c’è quindi alcun bisogno di estendere ulteriormente la possibilità di adozione di minori italiani o stranieri con il solo risultato di aumentare il numero di persone deluse dal fatto di non poter realizzare il loro desiderio a causa della mancanza di minori in effettivo e accertato stato di adottabilità.”
Molto di quello che è stato scritto nei precedenti interventi si basa su pessima informazione e propaganda proveniente da diversi gruppi di pressione. Quello che vale per i single vale anche per le coppie omosessuali e le coppie di fatto. Nessuno qui vuole negare che tra queste categorie ci possano essere degli ottimi potenziali genitori, ma la presunta preoccupazione per il minore che altrimenti rimane in istituto è un pretesto infondato per far valere dei diritti (inesistenti) di chi vuole avere un figlio a tutti i costi.
Io comprendo il desiderio di genitorialità e di normalità che viene espresso, ma ciò non può giustificare la disonestà intellettuale del sistematico occultamento della realtà.
L’unico diritto presente nell’adozione è quello del minore di avere una famiglia.
Se invece volete che nell’adozione vengano preferite coppie omosessuali a quelle eterosessuali già numerose, ditelo chiaramente scoprendo così il velo dell’ipocrisia. In questo caso l’articolo spiega molto bene le motivazioni laiche che non ci vedono d’accordo.
scusi ma in base a che cosa Lei presume che una famiglia composta da uomo e donna sia di per sé migliore di una famiglia composta da uomo e uomo o da donna e donna? Conosco due donne con una figlia, sono felici, la figlia e’ felice e non sente per nulla la mancanza di un papà che non ha mai avuto
I bambini soprattutto quelli piccoli per fortuna non ragionano in base ai nostri rigidi schemi mentali, siamo noi adulti che glieli inculchiamo a forza e loro malgrado…
Non è il servizio delle iene che mostra un bambino in età prescolare felice di abitare con la SUA mamma che convive con la compagna, che comprova la felice possibilità di esistenza dell’omogenitorialità adottiva.
1) non è il singolo caso (o un piccolo numero) che definisce l’universalità di una situazione. Così facendo si cade in un falso sillogismo (è filosofia di terza liceo)
2) proprio da piccoli i bambini non percepiscono le differenze tra l’abitare con due uomini o due donne invece che con una mamma e un papà. Possono anzi considerarlo una situazione divertente. La presenza di cura e affetto è sufficiente.
3) è in età (pre)adolescenziale che si sviluppa la coscienza della sessualità, del sè, la demolizione delle figure genitoriali, la ricerca della propria identità, ecc.. E questo il momento dirompente in cui potrebbero (e sottolineo il condizionale perché in questo settore NESSUINO ha delle certezze) nascere problematiche molto serie, dirompenti e potenzialmente irrisolvibili per tutta la vita.
4) prima dell’omogenitorialità si dovrebbe, in questo ambito, capire bene cos’è l’adozione. I minori che giungono in adozione sempre più spesso hanno un’età superiore ai 6/7 anni. Questo significa aver saltato una buona parte della vita affettiva in comune dove si è costruito il nucleo familiare. – Un preadolescente adottato da una coppia omosessuale ha già degli schemi mentali estremamente più rigidi dei nostri.- Allora cosa facciamo? Procuriamo neonati per l’adozione alle coppie omosessuali? Andiamo incontro ai fallimenti e alle restituzioni, dando magari la colpa alla società?
5) non siamo noi adulti che inculchiamo l’eterosessualità nei bambini… è Darwin, sono le regole della selezione della specie, è la natura che connette la continuazione delle specie animali con la presenza necessaria dei due sessi (tranne che per gli unicellulari, i platelminti, i vermi, e altri animali inferiori). Potremmo dichiarare omofobi tutti i biologi, gli etologi, i naturalisti,ecc,. ma mi sembra oggettivamente una soluzione impraticabile…
6) l’esempio da lei riportato, mi perdoni, è sintomatico di una certa superficialità d’approccio all’adozione. Come può dichiarare che quella piccola bambina felice non ha mai avuto un papà . Escludendo la partenogenesi (nascita da uovo non fecondato) il padre c’è ed è presente in circa il 50% dei suoi tratti somatici e del suo corpo.
In questo sito ho letto numerosi articoli che parlano della complessa ricerca delle origini da parte degli adottati. E poi, quando parliamo di omogenitorialità, buttiamo via tutto, accecati dai diritti degli omosessuali? Quando crescerà, forse, quella bambina non sarà più così tanto spensierata e inizierà a pensare e a cercare la componente maschile della sua origine che le è stata negata e che non è stata sostituita per tutta l’infanzia. Speriamo che questa necessaria maturazione non avvenga in modo drammatico e autodistruttivo….
Marco D.
Gentile Gabriele, mettendo da parte la sgradevolezza del Suo tono (non passano certo inosservate le accuse di disonestà intellettuale, ipocrisia e occultamento della realtà nei confronti di chi argomenta tesi diverse dalle proprie) mi interrogo su alcuni Suoi nessi logici, che non mi paiono tali.
Non ho capito quale relazione ci possa essere tra il principio indiscutibile e assolutamente condivisibile della tutela dell’interesse primario del bambino (sancito dalla convenzione internazionale dell’Aja oltre che dalla legge 184/83) e l’ipotetico allargamento alle coppie di fatto, tra cui quelle omosessuali, o ai single, della possibilità di sottoscrivere la dichiarazione di disponibilità all’adozione. Le motivazioni addotte dall’Anfaa, e da Lei qui riportate a supporto delle sue opinioni, sono tutt’altro che convincenti. Intendo dire che se le percentuali di abbinamento (15% per la nazionale e 40% per l’internazionale) risultano già frustranti per tante coppie etero e regolarmente sposate dopo almeno tre anni di convivenza, nulla potrebbe impedire di per sé ad altre tipologie di coppie di concorrere a quella stessa speranza (di terminare positivamente il percorso) così come, purtroppo, a quella stessa frustrazione. L’interesse del bambino risulterebbe ugualmente tutelato ma si amplierebbe semplicemente la base di chi potrebbe concorrere alla possibilità di poter adottare. Mi sfugge che cosa ci possa essere di “intellettualmente disonesto” nell’esplicitazione di tale ipotesi da parte di altri commentatori del suo articolo.
Al contrario, mi pare che l’assunzione acritica delle succitate considerazioni diffuse dall’Anfaa potrebbe dare adito ad un’interpretazione malevola da parte del lettore: parafrasando l’opinione di quella Associazione, si potrebbe infatti sostenere (per fare un esempio) che essendoci poco lavoro in Italia in tempo di crisi, bisognerebbe privilegiare certi gruppi o certe etnie rispetto ad altre. E per quanto sia ben consapevole che certe formazioni parlamentari hanno costruito le loro fortune elettorali su tale tesi, non fatico comunque a definirla incivile e priva di dignità intellettuale, politica e sociale.
Avrei compreso (ancorché non condiviso) l’impalcatura teorica dell’articolo firmato da Lei e dalla dottoressa Corrias se si fosse basata su elementi di natura giuridica. Come dire: visto che la legge italiana stabilisce che in assenza di matrimonio (tra un uomo e una donna) è preclusa la possibilità di dichiararsi disponibili all’adozione, fintanto che il Parlamento non proporrà all’attenzione pubblica un’altra ipotesi legislativa è prematuro discutere di altre ipotesi, al di là delle opinioni personali in merito. Ma dal momento che Lei e la dottoressa Corrias vi siete soffermati su argomentazioni di natura psicosociale, il discorso cambia radicalmente. Lei, peraltro, ha qui in seguito ribadito le Sue opinioni addirittura in nome della “laicità”, dunque comprendo la veemenza della repliche, che non mi sono parse segnate da disonestà intellettuale. Dure nei toni, magari, ma non ipocrite. E mi pare abbiano piuttosto messo al centro dell’attenzione il tema dei diritti civili che, in quanto tali, non si contrappongono a quelli del bambino che attende il suo futuro in una casa famiglia. Mentre a proposito di presunte derive lobbistiche (forse Lei nel suo commento ha inteso riferirsi all’associazionismo omosessuale e/o femminista, che non ho alcun “interesse” a difendere essendo io un genitore adottivo maschio, sposato ed eterosessuale), sorge il dubbio che l’accanimento con cui viene mal giudicato chi propone una discussione volta a ridimensionare l’impostazione familistico-tradizionale sveli l’esistenza di “gruppi di pressione” (per usare la Sua espressione) che intendono arroccarsi (poco laicamente, mi pare) su pregiudizi piuttosto datati.
Il tema è complesso e sarebbe bene approfondirlo con gli strumenti critici e documentali che merita. Ma alcune riflessioni si possono anticipare e la materia non mi sembra “controversa”, come sostiene invece Roberto in un altro commento prima del Suo.
Gli avanzamenti sul piano teorico e metodologico a proposito della cosiddetta “monotropia”, elaborata da John Bowlby alla fine degli anni 60, sono codificati in psicologia clinica da oltre un decennio. Varie esperienze di vita dei genitori moderni comunicano infatti “in modo più o meno implicito di considerare come ‘caregiver’ l’educatrice, la nonna o la baby sitter (…)”. Lo hanno argomentato – citando ricerche e studi internazionali, in un testo edito oltre dieci anni fa e ristampato più volte da Franco Angeli – le due docenti e ricercatrici in Psicologia dello Sviluppo Rosalinda Cassibba e Laura D’Odorico. “Nella società moderna il bambino può disporre di più figure di riferimento importanti che costituiscono (…) una valida ‘base sicura’. Sulla base di questa constatazione – hanno aggiunto le ricercatrici – si potrebbe riformulare la teoria di Bowlby considerando necessaria, ai fini di uno sviluppo adeguato del bambino, non tanto la costante presenza di una figura materna quanto, invece, la costante disponibilità di una figura di attaccamento, qualunque essa sia. (…)”.
Non si comprende allora perché le coppie omosex (piuttosto che un single, nei Paesi dove è consentito loro adottare, o una coppia di fatto non sposata ma convivente da anni) dovrebbero essere considerate come inadeguate figure di “attaccamento”.
Ne deriva che considerare “primaria” – in termini di importanza e quindi di “graduatoria” sociale e financo morale – la disponibilità all’adozione da parte di una “mamma e un papà” tradizionali, rispetto ad altre figure, è una scelta quantomeno discutibile, per non dire discriminatoria.
Il primato di una concezione laica un po’ differente dalla Sua può vantare punti di riferimento scientifici anche al di fuori dei nostri confini nazionali. Mi riferisco alle prese di posizione di varie associazioni internazionali di medici e psicologi, certamente note alla dottoressa Corrias. Si può citare a titolo di esempio il pronunciamento dell’American Psychiatric Association (che aveva suffragato quello simile diffuso dall’American Academy of Pediatrics): “Numerosi studi degli ultimi trent’anni – ha deliberato l’Associazione scientifica statunitense – dimostrano che i bambini cresciuti da coppie omosessuali hanno lo stesso livello di funzionamento emozionale, cognitivo, sociale e sessuale dei bambini cresciuti da genitori eterosessuali”). Mentre l’American Psychological Association ha addirittura approvato una risoluzione a favore dell’adozione da parte di coppie omosessuali in quanto le ricerche hanno dimostrato che “il benessere dei bambini non è collegato all’orientamento sessuale dei genitori”.
Ritenere che la famiglia “tradizionale” possa dare più garanzie rispetto ad altre forme di convivenza appare più che altro come una leggenda “culturale”. Che poi i Tribunali dei Minori applichino tuttora, in materia di adozioni, norme legate ad un “antico” diritto di famiglia (a cominciare dai criteri di selezione delle dichiarazioni di disponibilità) è del tutto comprensibile e non deve destare alcuno stupore, tanto più che su altri aspetti la legge 184/83 è tuttora avanzatissima e si concilia al meglio con i princìpi sanciti dalla convenzione internazionale dell’Aja. E non si deve mai dimenticare che le leggi, quand’anche le si volesse migliorare, sono giocoforza “figlie” del contesto socio-politico e dei suoi rappresentanti che le discutono e promulgano in ambito parlamentare.
Concludendo – e mi riferisco qui all’intervento del signor Maurizio – non mi pare che l’articolo in questione, che stiamo qui commentando, abbia in realtà favorito l’avvio di un dibattito proficuo (il quale sta infatti procedendo nel peggiore dei modi), e non ne sono stupito visto che la base di discussione è costituita da banali luoghi comuni. Mi lascia esterrefatto, per lo stesso motivo, la scelta da parte della dottoressa Corrias di firmarsi utilizzando il suo titolo professionale, dal momento che il suo contributo non offre alcun contenuto di natura scientifica.
Senta Bruno, ancora una volta vogliamo prendere a modello la società americana, che è malata e problematicissima? Lei ha mai vissuto in USA? Negli USA veri, non quelli con le limousine che si vedono nei telefilm…
Qua si tratta di privilegi e non di diritti, ripeto per l’ennesima volta.
Insinuare che la figura della madre non sia importante è pura eresia. Perché la figura di un omosessuale lo è? Ma mi faccia il piacere!
Caro Bruno mi permetto di non essere d’accordo con lei su alcuni punti. A differenza sua io sono gay e convivo con il mio ragazzo da più anni. Detto questo mi sento di condividere la necessità, per una società che si possa chiamare civile, di lasciare alle singole persone alcune scelte di vita come la possibilità di convivere con persone dello stesso sesso e avere parimenti la possibilità di legalizzare questa unione. Le mie preferenze sessuali non devono interessare il resto della società perché riguardano la mia sfera privata. Non sopporto nemmeno che al sorgere del sospetto che una persona sia omosessuale vicini, conoscenti e persone di passaggio si comportino da idioti imitando le battute (ormai già ampiamente sfruttate) dei film di serie B in uso nel secolo scorso… Purtroppo anche alcuni di noi si atteggiano in modo tale da sembrare più la parodia di se stessi che semplicemente persone con gusti sessuali non tradizionali (evitiamo di parlare di normalità, per favore).
Detto questo, poiché conosco tante coppie di compagni di avventure e preferenze sessuali omologhe alla mia, devo ammettere che non affiderei un bambino a nessuna di loro. Non è questione di idee, tempi e della loro maturazione, non si tratta della presa di coscienza del resto della società, anche se la chiesa di Roma si comporta spesso in modo becero. Mi trovo d’accordo con Rupert Everett che ha dichiarato in una recente intervista: “Non riesco a pensare niente di peggio che essere cresciuto da due papà …”
Non credo nemmeno che le ricerche e gli studi che ha citato siano effettivamente relativi alla genitorialità omosessuale, riguardano le figure vicarie importanti per l’educazione ma non vengono considerate come sostitutive, al più possono essere di compendio.
Prima di asserire che i figli di genitori dello stesso sesso non sviluppino, crescendo, problemi di personalità e patologie o disturbi della personalità, dovremmo attendere di osservare la crescita di quelli che già hanno una tale situazione familiare. Questo è un banale principio di precauzione come quello che noi di sinistra pretendiamo sugli OGM, sui farmaci e (purtroppo molto meno) sulle radiazioni da antenne e cellulari.
Per quanto riguarda l’enunciato proveniente dall’associazione pediatri americani, in passato avevano perfino asserito che il fumo passivo non facesse male ai bambini… Come ci si può fidare dopo aver letto tantissimi simili studi scientifici che sono stati sponsorizzati o che hanno rispondono alla convenienza del momento.
Noi non possiamo trattare i bambini (specialmente quelli adottivi e che quindi sono già state vittime di situazioni critiche – vedi abbandono, ma anche violenze, ecc) come animali da compagnia che ognuno ha il diritto di accogliere nella propria casa, sia esso single, giovane, vecchio, etero o gay.
Non dobbiamo fare lo stesso errore delle coppie etero che pretendono di avere un figlio a tutti i costi anche se risultano inidonee (e da quanto vedo, leggendo i numeri, sono numerose, forse la maggioranza) e che per questo chiedono e pretendono anche di modificare i criteri di idoneità.
Crescere un figlio è una cosa complessa, non basta pensarlo piccolo e pensare che tutto si risolva sapendo cambiare i pannolini (immagine stereotipata dei mass media quando parlano dei padri genitori modello). La componente femminile e quella maschile all’interno di una coppia sono entrambe fondamentali per lo sviluppo armonico della personalità dei figli.
Il figlio biologico di una donna convivente con un’altra donna avrà almeno un punto di riferimento solido e innegabile: una sarà incontestabilmente sua mamma e numerosi studi di etologia e di antropologia dimostrano che nei mammiferi superiori il legame tra madre e cucciolo è insostituibile (la mamma è sempre la mamma) nemmeno da presenze femminili alternative o dal padre.
A lungo ho discusso di questi argomenti con il mio compagno e quando siamo giunti alla cruda conclusione che procurarci un figlio sarebbe stato un atto di sommo egoismo e di violenza nei confronti del bambino, con la morte nel cuore ma la certezza di aver fatto la scelta migliore, abbiamo convogliato il nostro amore verso il sostegno a distanza per ‘salvare’ più di un bambino che grazie a noi vivrà sicuramente meglio e avrà qualche chance in più nella vita.
Scusate per lo sfogo. Dario
Tante parole complicate e citazioni dotte (e non so quanto vere) per alzare una cortina fumogena e giustificare l’ingiustificabile. La semplicità e l’oggettività dei fatti reali è davanti agli occhi di tutti. Non Dio, ma l’evoluzione (unico giudice nei millenni del successo di una specie animale) avesse decretato che l’unione di componenti di una specie e dello stesso sesso fosse funzionale o persino migliore (come qualcuno azzarda a sostenere) alla generazione, crescita e cura della progenie che deve mantenere la razza, ci avrebbe dotato di attributi conformi. La nascita dei sessi e la differenziazione di genere nelle specie superiori è stata faticosa per l’evoluzione ma ha costituito una strategia vincente che ci ha fatto evolvere dai vermi fino all’uomo. Se menti deviate sostengono che la deviazione sessuale dell’omosessualità (deviazione dalla media = concetto matematico) sia più idonea alla crescita dei figli è da accettare come sono da accettare quelli che sostengono l’esistenza degli extraterrestri che hanno costruito le piramidi, quelli che sostengono che non siamo andati sulla luna, che il fumo fa bene, ecc. Ma per favore non facciamo di queste idee testimonianze di civiltà perché sono più simili ai sintomi dell’avvento del crepuscolo di una civiltà (occidentale) che come altre nella storia è sempre più vicina al suo declino, schiava com’è del modernismo che sostiene che ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole senza preoccuparsi dell’influenza sul futuro delle prossime generazioni.
Egregio signor Bruno, innanzi tutto la ringrazio per il suo documentato e articolato intervento; è anche grazie a questi contributi ben costruiti, (anche se un po’ lunghi per il mezzo che stiamo utilizzando) che possiamo raggiungere il nostro scopo e che lei ha negato a Maurizio.
Non allo stesso modo mi sono piaciuti alcuni precedenti interventi ‘grossolani’, apparentemente a favore delle tesi esposte nell’articolo.
Entrando nel merito di ciò che è stato scritto, evidentemente non mi sono spiegato bene, perché le accuse di disonestà intellettuale erano rivolte non certo a persone come lei che argomentano compiutamente il proprio pensiero, ma verso tutti coloro che basano le loro tesi su informazioni parziali e/o errate, come la necessità di allargare la base di genitori aspiranti all’adozione perché ne mancano rispetto ai bambini in attesa di adozione.
Ciò che non mi è piaciuto del suo intervento è il riferimento, seppur velato, al razzismo, poiché come ben potrà immaginare (adozione e razzismo non si conciliano), è un comportamento che non ci appartiene così come, le assicuro, non ci appartiene l’omofobia.
Mi spiace anche che una dotta e articolata lezione come la sua non abbia alla fine una firma certa, perché come vede, noi esprimiamo in buona fede, le nostre convinzioni che lei può ritenere a buon diritto giuste o sbagliate, mettendoci la faccia mentre di lei conosciamo solo uno pseudonimo.
In merito alla sua osservazione sulla nostra normativa, forse le è sfuggito che il mio articolo iniziale non si riferiva alla nostra legge, ma alle normative in vigore in altri paesi occidentali.
Anche se formalmente, l’atteggiamento di questi paesi,segue le indicazioni della convenzione de L’Aja, cioè mette al centro del processo adottivo i bisogni del minore, nella pratica interpreta l’adozione come un mezzo per procurare figli a chi li vuole.
A suffragare questa mia impressione ci sono, ad esempio, i cataloghi di bambini con tanto di fotografie che propongono le agenzie statunitensi che, a differenza dei nostri Enti autorizzati, sono a scopo di lucro e le cicliche accuse di corruzione e di pratiche adottive disoneste rivolte agli stessi USA a Francia, Spagna, ecc. dagli organi competenti di alcuni paesi in cui si adotta quali Cambogia, Etiopia, Russia, ecc… Spesso accade che la diplomazia e forti interventi di cooperazione mettano a tacere lo scandalo ma poi altrettanto spesso le adozioni in quei paesi diventano più difficili anche per gli altri (come gli Italiani) che hanno delle pratiche adottive molto più sicure e garantiste.
Forse (e sottolineo forse) dovremmo stare più attenti a prendere come modelli dei paesi che nella pratica spesso hanno comportamenti eticamente discutibili.
Permetta anche una domanda da profano: lei ha citato la “monotropia”, elaborata dal ben noto John Bowlby, ma non mi risulta che abbia mai affrontato il tema delle coppie omosessuali. Sbaglio?
Mi sono rimasti alcuni altri dubbi su ciò che ha scritto, ma per non rendere troppo lungo l’intervento mi riservo di affrontarli in un prossimo futuro.
Gentile Gabriele, benché non La conosca, non nutro alcun dubbio in merito ai suoi principi di tolleranza. Ma, per l’appunto, di mera “tolleranza” stiamo parlando, dal momento che – come Lei ha affermato insieme alla dottoressa Corrias – una famiglia “costituita da due uomini o da due donne” potrebbe non garantire “la crescita armoniosa di un possibile figlio” in quanto proveniente da un ambiente potenzialmente non “sano”. Rinnovo il quesito: sulla base di quale tesi scientifica lo affermate? E’ opportuno, mi chiedo, condizionare un dibattito così delicato a partire da tesi ricavate da credulità popolare, perdipiù suffragate dalla firma di una psicologa? A mio avviso no, non è opportuno.
Data l’importanza di questo portale per il microcosmo adottivo, è come se una rivista medico-scientifica pubblicasse un articolo nel quale le tesi del dottor Di Bella sulla cura del cancro venissero fatte passare per verità scientifiche, con buona pace di quanto pubblicato in decenni di letteratura internazionale in materia tumorale.
Non mi pare, peraltro, che la Sua critica ai commenti che hanno difeso l’ipotetico diritto delle coppie omosessuali ad adottare fosse finalizzata a smontare l’idea di allargare la base delle disponibilità semplicemente per mancanza di bambini adottabili: è certamente vero che le coppie in attesa sono già oggi più numerose di questi ultimi, ma la questione era un’altra. Ovvero condividere o meno la possibilità di allargare la base delle coppie anche alle non “tradizionali” contro ogni discriminazione e pregiudizio, per poi gioire o patire insieme a fronte di successi o insuccessi.
Riguardo a Bowlby, la mia tesi non era certo volta a dimostrare che l’insigne psicologo fosse favorevole o meno all’adozione da parte dei gay. Bensì mi è parso interessante riflettere – sulla base degli studi più moderni nonché scientificamente attendibili – su come il concetto di “monotropia” si sia evoluto nel tempo, arrivando a dimostrare che la serenità e la stabilità emotiva di un bimbo non derivano necessariamente dalla presenza costante di una mamma e di un papà.
Per quanto concerne l’affermazione secondo cui “adozione e razzismo non si conciliano”, si tratta di un giudizio che andrebbe meglio approfondito. Non possiamo farlo qui. In linea di massima è ragionevole pensare che le due parole non possano stare insieme, ma non sono così poche le coppie adottive italiane che prediligono bambini di pelle chiara per “resistenze” di vario genere o per non esporli ad eventuali pulsioni xenofobe nel loro ambiente. Potremmo dire empiricamente, nell’attesa di sviscerare meglio l’argomento, che “adozione e razzismo non si conciliano” ma che la valorizzazione della diversità non appartiene a parte (tanta o poca non so dire) del microcosmo adottivo, soprattutto nelle sue declinazioni che vivono tale esperienza come surrogato di una genitorialità naturale o assistita non andata a buon fine.
Non ho compreso la Sua puntualizzazione a me rivolta riguardo ai pesantissimi limiti del “fai da te” adottivo laddove è consentito. Sono d’accordo con Lei. Ma la mia citazione di lavori resi noti dalle serissime associazioni scientifiche psicologiche e psichiatriche statunitensi a sostegno delle tesi non “tradizionali” nulla ha a che spartire con la modalità in uso in quel Paese di far scegliere il bimbo da un catalogo fotografico. Vale anche il contrario: intendo dire che in Italia impazzano pseudopsichiatri cialtronissimi in prima, seconda e terza serata televisiva pur a fronte di una legge nazionale sull’adozione illuminata e garantista su molti aspetti.
Per capirci: non vanno certo prese a modello logiche “coloniali” in materia adottiva, ma non per questo occorre respingere, in generale, la lezione di laicità che giunge da alcuni Paesi del nord Europa o dalla parte migliore degli Usa. Tanto più che viviamo in un Paese nel quale non è ancora possibile, nel 2012, discutere serenamente di profilattici (giusto per fare un esempio) a causa della stretta vicinanza con la Chiesa Cattolica avviluppata su se stessa e su dottrine assolutamente discutibili, per quanto non disdegni di propinarle alla società nel suo complesso.
Riguardo al signor Maurizio, cui avrei negato il diritto ad esprimere opinioni, respingo la Sua “accusa”. L’interessato può ovviamente scrivere ciò che vuole, ma le sue tesi in merito ai “diritti inalienabili” dei bambini abbandonati risultano a mio avviso bizzarre e poco aderenti alla realtà. Ovvero è poco probabile che la maggior parte di essi (considerando da un lato coloro che adottabili non sono e dunque non godranno mai di quei diritti pur vivendo in indigenza, e dall’altro i tanti che a 14, 15 o 16 anni, pur adottabili, si trovano ancora “parcheggiati” loro malgrado in casa famiglia per i più svariati motivi, in Italia e nel Sud del mondo) possa ambire realmente a “vivere e crescere in una famiglia come quella che avrebbe potuto avere in origine”. D’altro canto è opinabilissimo sostenere che “l’istituto, gli educatori, i buoni maestri, i bravi single, le coppie gay, ecc. saranno solo al massimo dei buoni surrogati, ma mai una mamma ed un papà, mai dei veri genitori”. Tesi bizzarra perché le moderne teorie in psicologia clinica (che ho citato nel precedente commento) smentiscono quel pregiudizio, ancorché affermato indiscutibilmente da Maurizio. Se si vuole affrontare correttamente il problema non si tratta di contrapporre famiglie tradizionali a famiglie “diverse”, o famiglie purchessiano a single. O ancora, famiglie in quanto tali a case famiglia. Più opportuno sarebbe verificare, caso per caso e con grande scrupolo, la presenza (nella situazione data) della “costante disponibilità di una figura di attaccamento”, come hanno evidenziato le dottoresse Cassibba e D’Odorico. E se questa disponibilità non è garantita nemmeno dalla miglior casa famiglia, lo si deve soltanto al fatto che nessuna di esse è in grado di garantire un rapporto ‘uno a uno’ tra bimbo ed educatore e non certo alla presunta “inferiorità” di quel modello rispetto ad una famiglia “tradizionale”. Da qui si parte per poter agire concretamente (e senza pregiudizi) a garanzia di un bambino e del suo “diritto inalienabile” ad una vita felice e serena.
E sempre a proposito di “veri genitori” contrapposti ai “surrogati” omosessuali e non, giungono interessanti annotazioni da un rapporto Eures (ho preso visione di quello del 2007): un omicidio su tre, nel 2006, è avvenuto tra le mura domestiche (nonostante lo scandalismo che circonda da sempre, sui mass media, i delitti compiuti dai “serial killer”, dagli immigrati “clandestini”o dai “diversi” di ogni risma). Proprio la “coppia affettiva” ha detenuto il primato nei delitti compiuti in famiglia, con 103 vittime complessive, pari al 52,8%, e tra questi è nel rapporto coniugale che si è contata la percentuale più elevata (70 casi, pari al 35,9% degli omicidi familiari).
Insomma, queste “mamme e papà” ne combinano spesso di cotte e di crude.
Qua dai diritti si passa ai privilegi. Gli omosessuali non vogliono diritti ma privilegi in modo da diventare una “casta”, questa è la verità. Voglio proprio vedere cosa ne sarà tra qualche anno di questi matrimoni- identica situazione come tra gli etero ma con ben più problemi! Inoltre, terrei a precisare che dall’unione di due uomini o due donne non è possibile la procreazione di un bambino. Scusate, ma vi pare normale che un bambino abbia due papà o due mamme? Ma per favore!
Il discorso è ancora più pesante di quello delle adozioni di bambini da Paesi poveri, era moda e del fattore etnico non è importato niente a nessuno delle conseguenze degli adottati stessi (problemi d’identità personale). Per la cronaca in Svezia, Paese modello per quanto riguarda la adozioni ora si discute sulla bontà di tali adozioni, dato che si registrano dal 3.6 al 4.7 percento in più dei suicidi tra persone adottate (non bianche, per intenderci).
La stessa cosa succederà per quanto riguarda le adozioni da parte di omosessuali – è tutta una questione di moda, di immagine sociale e di status, insomma, per tornare al punto di prima, di privilegi.
Gentili Signori,
Ho condotto studi di tipo economico perciò mi saranno perdonate eventuali ingenuità giuridiche. C’è purtroppo in rete un overload informativo che non mi consente un buon orientamento ed è per questo che vi propongo il seguente quesito.
C’È QUALCHE PAESE AL MONDO OVE SIA POSSIBILE L’ADOZIONE DA PARTE DI UN SINGLE?
Io, per quanto mi riguarda, ho meno di 30 anni, un lavoro stabile, un tetto sulla testa e non mi sento vocato per il rapporto di coppia. Il mio più grande desiderio è quello di avere un figlio. Come potrei fare?
Grazie,
P.
ROMA, 23 MAG – Per i pediatri della SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale – affiliata alla SIP (Società Italiana di Pediatria) – l’adozione da parte di coppie gay di figli è fuori discussione. “Figli di gay sono tendenzialmente ad alto rischio di problemi sicuramente psicosomatici, neuropsichiatrici e di depressione”. Lo ha detto il presidente della SIPPS Giuseppe Di Mauro, ospite dell’ultima puntata di KlausCondicio, programma televisivo condotto da Klaus Davi in onda su YouTube e dedicato alle adozioni gay, che sposa in pieno le tesi della rivista Pedioatrics, secondo cui “bambini cresciuti da coppie omosessuali sono esposti a maggiori rischi per la salute di quelli cresciuti in famiglie eterosessuali sposate”. Secondo lo studio, sposato dalla SIPPS e discusso nella puntata, “le unioni omosessuali hanno una minore durata (2/3 anni in media) rispetto a quelle eterosessuali. I bambini cresciuti da coppie omosessuali sono più portati ad incontrare problemi di confusione nell’identità sessuale, a sperimentare sessualmente e ad assumere comportamenti omosessuali”.
Non solo, nel corso della puntata, “Sottoscriviamo in pieno la tesi esposta da Pedioatris”, ha ribadito Giuseppe di Mauro: “Il bambino che cresce con una coppia omosessuale – ha poi spiegato – è tendenzialmente ad alto rischio di problemi psicosomatici, neuropsichiatrici e di depressione.
Noi creiamo delle persone che comunque sono dei diversi. Noi, ha poi precisato polemizzando Di Mauro, abbiamo su tutte le caselle maschi o femmine, la terza casella io non la leggo. I bambini tendono ad assumere le caratteristiche dei propri genitori, quelli cresciuti dalle coppie omosessuali prendono riferimento da questa loro famiglia, cercano di imitarla, di condividerla. Allora, mi domando, si dà vita ad un esercito di gay?”
Nel corso della trasmissione, visibile al link http://www.youtube.com/user/klauscondicio, Di Mauro aggiunge: “Oggi le patologie principali per i bambini sono i disturbi psicosomatici, le malattie neuropsichiatriche psicosomatiche sono di gran lunga aumentate. La disgregazione del nucleo familiare può portare a dei rischi al bambino di malattie neuropsichiatriche o almeno psicosomatiche.
avra’ preso la laurea per corrispondenza costui?
Comunque sia la battuta è di cattivo gusto perché denigrare qualcuno perché ha espresso un parere (ragionato) contrario al proprio non è democratico anzi è un po’ fascista, non trova?
Il pensiero è libero. La psicologia non è una scienza esatta come la matematica. Non si può considerare e valutare uno studioso in base alle conclusioni da lui espresse solo perché non sono in accordo con le proprie.
Marco. D.
ecco il collegamento corretto all’intervista
Sull’argomento ho avuto la possibilità di discutere con una giovane adulta adottata. Lei è assolutamente contraria, come lo è pure mio figlio anch’esso adottato. Visto che è il bambino colui che ha il diritto ad essere tutelato, chiediamo alle persone adottate ora adulte cosa ne pensano. Alla fine si discute sempre del bisogno e dei diritti degli adulti, quelli che vogliono un figlio e fin troppo spesso, a tutti i costi, perché lo considerano un loro diritto, credo che bisogna PRIMA imparare ad ascoltare il bisogno del VERO E UNICO PROTAGONISTA dell’evento adottivo. Dopotutto lui è l’unico che subisce senza diritto di parola.
Possiamo imparare molte cose dalle esperienze fatte negli altri paesi ma ciò non significa che dobbiamo prenderli a modello perché ci fa comodo così.
Che gli omosessuali determinati abbiano trovato metodi alternativi per diventare genitori, a tutti i costi, è saputo, che si decida che sia un diritto non lo condivido, perché il diritto non è di nessuno.
Mi chiedo, ma se il bambino adottato ha già problemi importanti nell’elaborazione della propria storia e una parte di questa comprende il sentirsi diverso rispetto agli altri, perché gli dovremmo caricare un ulteriore peso che lo obbliga a dover spiegare agli altri come mai i suoi genitori sono dello stesso sesso?? Io credo che l’Italia sia forse l’unico paese, o dei rari, che abbia una legge che tutela realmente il diritto del bambino. C’è spazio per migliorie, ma cerchiamo di non fare scelte, le cui spese le pagherebbero coloro che dovrebbero essere tutelati per prima.
Provate per un attimo a chiudere gli occhi, fate un respiro profondo e ricordate alcuni momenti felici che avete passato insieme a vostra madre… non quando eravate ormai adolescenti ribelli o già grandi, ma quando eravate piccoli e andavate alla scuola elementare o alla media. Ricordate quell’attaccamento verso una figura insostituibile accogliente. Ricordate, poi, quando vostro padre tornava a casa alla sera o vi portava in giro alla domenica mattina, come guardavate papà con orgoglio, quasi innamorati di lui per quell’affetto grande ma espresso in modo diverso dalla mamma…
Ecco, ora provate a immaginare di sostituire queste immagini con l’immagine di due papà o di due mamme, secondo me ci vorrebbe anche il suono della puntina di un vecchio giradischi che striscia sui solchi producendo quello stridio spiacevole che ne consegue.
Pisapia (sindaco di Milano) recentemente ha affermato che deve pensare anche ai non cattolici (cosa centra? anch’io non lo sono) e che si devono tutelare i soggetti deboli… ma i soggetti deboli in questo caso non sono gli omosessuali (gay è una parola più cool ma non è italiana) ma sono i bambini che dopo l’abbandono dovrebbero trasferire la loro ‘ferita primaria’ in una convivenza innaturale.
Innaturale perché se l’umanità fosse stata formata da omosessuali si sarebbe estinta in partenza: per ebrei e cristiani, tanto per intenderci non sarebbero nati ne Caino ne Abele, per gli altri la scimmia sarebbe rimasta scimmia e mai sarebbe diventata ominide.
Tutti i diritti democratici che chiedono le coppie omosessuali sono leciti e auspicabili fin quando in gioco non ci sia il diritto di qualcuno più debole. Questa non è una battaglia di sinistra perché è una battaglia dell’egoismo contro soggetti indifesi, questa è una battaglia che noi di sinistra avremmo stigmatizzato fino a pochi anni fa.
Come ha scritto Dario il principio di precauzione in questi casi è assolutamente necessario, Finché non ci saranno studi completi e approfonditi, svolti per il tempo necessario su questo argomento non si può affermare che i bambini allevati da coppie omosessuali non hanno avuto problemi nella crescita, anzi ci sono numerosi casi di adulti con gravi problemi psichici che derivano il loro disturbo da genitori in cui i ruoli sessuali non erano ben definiti.
Non sarebbe né etico né ragionevole fare questi esperimenti su bambini adottati che già sono stati sfortunati per via dell’abbandono o della passata violenza subita, inoltre come ha già ricordato Gabriele le coppie stabili e idonee (etero) sono già in numero superiore al numero dei minori adottabili (altrimenti non ci sarebbero dei tempi di attesa e delle liste così lunghe).
Mi spiace per alcune coppie di amici gay con cui discuto spesso, ma una battaglia di principio non si deve fare sulla pelle di bambini indifesi. Concentriamoci su altri diritti da conquistare e sull’educazione della società che spesso vi tratta ancora come fenomeni da baraccone.
Forse tra vent’anni ne sapremo di più, saranno cresciuti i bambini provenienti da famiglie atipiche e ci sarà una maggiore comprensione dei rischi e (magari) dei benefici che derivano dall’avere due genitori dello stesso sesso, allora sarà lecito e doveroso rivedere questi concetti.
Roberto
Facciamo i conti con i numeri riportati dagli articoli che cercano di narrare l’adozione agli omosessuali come una prassi consolidata in Europa e nel mondo:
In Europa le coppie omosessuali possono adottare un figlio in Olanda, Belgio, Svezia, Norvegia, Danimarca, Spagna e Gran Bretagna per un totale di 7 stati e circa 156 milioni di persone. In altri paesi ci sono le unioni, i matrimoni, i pacs, ecc. ma l’adozione (nazionale o internazionale) non è prevista.
L’Europa è un continente che annovera 47 paesi per un totale di 819 milioni di persone (dati Wikipedia)
Quindi i totale il 14% dei paesi permette l’adozione agli omosessuali per un totale del 19% della popolazione.
N.B. attenzione a considerare come adozioni i madrinati o padrinati, i riconoscimenti e altre forme di imparentamento con i figli del partner – come quelli regolati in Italia dall’art.44. Sono casistiche piuttosto diverse…
Contrarissimo. Un bambino ha IL DIRITTO di avere un papà ed una mamma. Senza contare che, in quei paesi dove l’adozione dei gay è già legge da anni, non si contano i casi di bambini stuprati. Andy è il più celebre ma nell’america latina e in alcuni degli Stati Uniti ci sono decine di casi. E non hanno in famiglia una madre naturale che possa difenderli. E’ agghiacciante il numero di casi se rapportato alle poche adozioni! Percentuale assai alta!
i bambini stuprati con la madre che gira gli occhi dall’altra parte sono infinitamente di piu’…
Io eviterei i luoghi comuni… Gli omosessuali non sono il condensato della cattiveria umana e non sono tutte brave persone. Come in ogni campione di persone però si trova il meglio e il peggio. Ci sono correnti di pensiero che negano sia l’una che l’altra cosa…
Nonostante finora abbia mantenuto il silenzio, mi sembra arrivato il momento di esprimermi anche io. Vorrei chiarire anzitutto che ritengo gli omosessuali persone assolutamente rispettabili, che trovo offensivo paragonarle a stupratori e necrofili, e che mi sento coinvolta in prima persona nel pretendere dignità e rispetto anche per un gay, e ci mancherebbe che non fosse così. Stiamo attenti, per esempio, a sostenere che omosessuale significhi stupratore. Ritengo tuttavia che nessuno abbia il diritto di avere un figlio e ho espresso un parere che tuttora difendo. Appoggio e condivido il commento di Dario, di Elvira e di tanti altri. Non è sempre vero (e mi piacerebbe davvero con tutto il cuore che invece lo fosse) che qualunque famiglia sia meglio di un istituto, credo che questa idea faccia parte di una visione romantica e utopistica della famiglia che purtroppo non condivido (per averne viste troppe nel corso del mio lavoro). Ma sostenere che l’omosessualità nasca da pigrizia o dai mass media la trovo una affermazione poco scientifica e irrispettosa, sulla quale dissento e che mi trova in totale disaccordo.
All’interno del mondo della psicologia esiste ancora un dibattito acceso sulla questione “figli agli omosessuali”, che prescinde secondo me dalla questione dei diritti sociali. Avere un figlio, come ho già detto, non è un diritto, mentre lo è il contrario (avere una famiglia). Tutto questo nonostante l’assoluto rispetto (e in molti casi, la stima) che ho nei loro confronti.
Vorrei chiarire che quello che ho appena espresso è un parere del tutto personale. Al di la del fatto che gli altri del gruppo condividano o no, questo è il mio personalissimo parere.
Come non essere d’accordo con Mariangela… Non è nemmeno questione di idee e di tolleranza ma semplicemente di buon senso.
Il problema è che quando si toccano certi argomenti prevale il manicheismo e la necessità di schierarsi in modo estremista. Ne consegue la facilità di eccedere in becere dichiarazioni da caserma (o da Cassano).
La materia dell’articolo, in realtà, non riguarda la qualità delle persone con orientamento omosessuale (c’è il meglio e c’è il peggio come in ogni campione di popolazione) e quindi le loro capacità genitoriali, ma riguarda le capacità e le possibilità di filiazione che si sviluppino in un minore adottato da una coppia omosessuale.
Purtroppo non c’è la possibilità di sviluppare una riflessione corretta e distaccata perché su tali argomenti entrano in gioco fideismi, bigottismi e altri “ismi” che non hanno interesse a comprendere i contorni della materia, ma semplicemente portare acqua al proprio mulino.
Nasce così una sorta di omosessuanesimo (una vera e propria religione con i propri riti, le icone cioè i santi, i dogmi, ecc.), seguita da praticanti e simpatizzanti, e l’anti-omosessuanesimo a cui partecipano volentieri altre religioni, filosofie, ecc. e, fino a poco tempo fa, comune a tutte le ideologie.
Nella speranza che il dibattito (seppur acceso) non diventi guerra di religione, in questo ambito si cerca di tutelare dei bambini che hanno già avuto esperienze non ordinarie perché oltre all’abbandono (già negativo di per sè) ci sono spesso altre esperienze che li rendono diffidenti, scostanti e sfiduciati nei confronti degli adulti.
Nel dubbio non possiamo “provare” con dei “bambini cavia” se la famiglia omosessuale-adottiva è altrettanto efficace di una biologica; e per capirlo non serviranno certo solo i piccoli studi fin qui effettuati su una decina di bambini ancora piccoli (figli biologici di uno dei partner) che vivono in famiglie omosessuali, gli studi seri sono ben altro perché i veri problemi sorgono nell’adolescenza e si trascinano per il resto della vita.
Marco D.
NON SONO OMOFOBA, lo so perché è un giudizio comune tra tutte le persone omosessuali dichiarate o meno che mi conoscono e perché ritengo giusto che si debbano estendere i diritti delle coppie eterosessuali anche alle coppie gay. Rimango però perplessa davanti ad alcune richieste che diritti non sono. Una coppia non ha diritto ad avere figli, se ciò non succede (per via naturale o artificiale) non può chiedere un risarcimento al destino! Altrimenti si potrebbe pensare di avere diritti e chiedere risarcimenti per molti altri motivi riguardanti la salute, la ricchezza, l’aspetto, la fortuna, ecc.
Ma soprattutto i figli non sono oggetti da procurarsi a prescindere dalle circostanze. L’aspetto più disarmante è che negli ultimi tempi nelle società occidentali ed ora anche in Italia si considera il figlio come un bene a cui si ha diritto e si stilano delle normative che si occupano del loro acquisto (anche se gratuito per l’utenza) e del mercato conseguente.
Non voglio negare (come alcuni fanno) la valenza della procreazione assistita eterologa, ma il modo in cui si è affrontata è stata e rimane superficiale e pasticciato (sussistono dubbi sulla conoscenza delle origini, sul supporto psicologico di chi adotta i gameti alieni, e su altri aspetti minori)
Nutro molti dubbi sulla maternità surrogata, dubbi che si stanno evidenziando anche in paesi in cui esiste già da anni. Il pericolo di un mercato parallelo, di attività illecite, di sfruttamento, ecc. è molto forte e da altre parti è stato già denunciato.
Sono molto perplessa sull’equilibrio di una famiglia omosessuale che adotta un bambino, soprattutto perché il bambino in questo caso è il vero soggetto debole, non è un neonato, ma ha già una sua esperienza di vita (a volte in famiglia, a volte solo in istituto), ha la coscienza di come sia una famiglia tradizionale che forse ha tanto sognato di incontrare e dopo l’adozione, dovrà progressivamente diventare e sentirsi figlio e perché questo avvenga ci vuole un tempo lungo proporzionalmente all’età di quando è stato adottato e al suo vissuto precedente, ma anche alle caratteristiche della famiglia in cui viene accolto e ai rapporti reciproci che si instaurano. Si parla sempre di come i genitori adottino i figli e li accolgano azzerando le differenze e le proprie aspettative immaginate, ma il nodo fondamentale dell’adozione è il viceversa: l’accoglienza che il bambino (o ragazzo) deve esprimere nei confronti dei nuovi genitori, mediando con il suo immaginario e le sue esperienze. Mi sembra superficiale e perfino criminale non considerare la complessità e le difficoltà in più che l’adozione omogenitoriale incontrerebbe rispetto a quelle ben presenti che si presentano a una coppia eterosessuale.
Tant’è che all’estero dove queste pratiche sono in atto da un po’ le scelte delle coppie omosessuali si rivolgono sempre meno verso l’adozione e sempre di più verso altri sistemi per procurarsi i figli (eterologa, surrogata, ecc). L’adozione si riduce nella possibilità di adottare il figlio del compagno o della compagna (in Italia si configura nell’art.44 – casi particolari). E’ una tendenza comune anche alle coppie eterosessuali (anche in Italia) ed è per questo che probabilmente se non fosse una mera questione di puntiglio (di orgoglio gay) si potrebbe anche escludere le coppie omosessuali dall’adozione.
Stepchild adoption: è stata rifiutata l’idea di compromesso affinché venisse attivato un percorso di affido preadottivo; è un altro tassello che compone il puzzle dell’arroganza di chi pretende l’approvazione di questa norma senza miglioramenti e mediazioni (Cirinnà) ed è assurdo che si rifiuti una pratica di buon senso che si fa ordinariamente nelle adozioni nazionali e internazionali: il monitoraggio dei servizi sociali della nuova famiglia della durata di un anno (periodo che spesso risulta insufficiente per capire l’evolversi delle dinamiche interfamiliari).
Come altri aspetti della vicenda suona come un’imposizione netta: “è vietato mettere il naso nei fatti privati delle coppie omosessuali”.
Quella che viene descritta come una prova di civiltà si delinea sempre di più come un’imposizione di parte (contano solo i diritti subito e senza discussioni): coppie di fatto solo per gli omosessuali (gli eterosessuali dovranno sposarsi per avere gli stessi diritti), riconoscimenti equiparati a quelli della famiglia solo per loro, stepchild adoption solo per loro… viene il dubbio che sia il saldo di un debito verso qualcuno molto influente in Italia o in Europa; è un sospetto vergognoso ma possibile…
La cosiddetta “stepchild adoption” (adozione del figlio del partner) non è affatto una novità; Per le coppie eterosessuali esiste persino dal 1983: http://www.dirittierisposte.it/Schede/Famiglia/Adozione/adozione_in_casi_particolari_id1110178_art.aspx
La cosa davvero strana è che la sua estensione ai casi in cui il convivente sia dello stesso sesso del genitore biologico sia inserita nel DDL Cirinnà, sebbene potesse essere inserita più coerentemente come emendamento alla legge sull’adozione in casi particolari, che è spiegata bene in questo stesso sito. Se il DDL Cirinnà passasse senza l’art. 5 la stepchild adoption potrebbe essere ridiscussa a parte come emendamento alla legge sulle adozioni in casi particolari.
http://www.italiaadozioni.it/?page_id=150
Poi, riguardo alle coppie di fatto, non è vero ciò che sostiene Brunella Manzi, dato che, in realtà, il DDL Cirinnà riconosce automaticamente le coppie conviventi, che siano omosessuali o eterosessuali.
In pratica, per la parte che riguarda espressamente solo le coppie omosessuali, il DDL Cirinnà si tratta di un espediente per estendere il matrimonio civile alle coppie omosessuali senza dirlo esplicitamente e così, però, avere un pretesto per escluderle dall’adozione di bambini esterni alla coppia (per le quali occorre, attualmente essere sposati con il matrimonio civile e da almeno 3 anni).
Uno degli argomenti dei cattolici conservatori contro il DDL Cirinnà è che questo rende le Unioni Civili praticamente uguali al Matrimonio Civile, eccezion fatta per l’accesso all’adozione di bambini esterni alla coppia.
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/La-legge-sulle-Unioni-Civili-presto-al-Senato-8100235e-cbdd-4040-975a-6c24398630f3.html
Testo della legge, di cui consiglio vivamente la lettura:
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00940551.pdf
Come dimostra la recente sentenza della corte d’appello di Roma che conferma la decisione del tribunale per i minorenni e riguarda la stepchild adoption di una figlia da parte della convivente della madre biologica (sentenza di Roma) questa legge e in particolare l’articolo relativo all’adozione del figliastro sono un manifesto stile gay-pride e non una vera necessità (dato che è già possibile). E dato che su questo argomento ci si scontra in parlamento e assorbe tutta l’attenzione dei media (persino del festival dei festival, luogo preferenziale della propaganda generalista e populista) il sospetto che in questo modo si stia nascondendo qualche altra porcata dei nostri amati governanti (solo apparentemente di sinistra),
Riguardo alla frase che riguarda gli oppositori che dovrebbero essere solo cattolici conservatori, si dovrebbe notare che non sono solo loro che nutrono seri dubbi sull’opportunità e la validità della cirinnà, prova ne è la libertà di voto lasciata ai pentastellati e ad altri gruppi LAICI del nostro parlamento. Persino il partito della stessa cirinnà non è unito e solido rispetto al pastccio all’italiana che si sta per approvare (brutta copia di altri pasticci nord-europei e nord-americani)
Le leggi non vanno lette solo per capirne il significato legislativo contestuale ma anche per prevederne il significato etico futuro e le implicazioni sociologiche che ne deriveranno poi.
Ad esempio: numerosi movimenti femministi di tutto il mondo si stanno attivando ormai da alcuni anni (nel silenzio più assoluto dei media) per condannare e quindi vietare (da parte dell’ONU) l’utero in affitto in tutto il mondo perché è diventato uno dei mezzi più biechi di sfruttamento delle donne del terzo mondo e delle classi più disagiate (al pari dello sfruttamento del turismo sessuale). Ovviamente il boom di queste pratiche è stato un effetto collaterale delle normative sulle unioni degli omosessuali nei paesi ricchi che hanno generato un nuovo tipo di colonialismo. Queste pratiche sono spesso gestite da agenzie internazionali che sono colluse con vari traffici discutibili e che ovviamente si oppongono a qualsiasi restrizione e trovano facili alleanze con chi (in buona fede) difende quelli che ritiene diritti fondamentali come il diritto di diventare padre single o omosessuale.
Ultima cosa: dubito fortemente che senza la spinta delle organizzazioni omosessuali la cirinnà avrebbe avuto lo stesso iter se avesse avuto il solo scopo delle unioni civili tra partner eterosessuali (esiste già il matrimonio civile che recentemente ha avuto alcuni ritocchi per facilitarne l’eventuale dissoluzione). Quindi tutto ciò è soprattutto a beneficio degli omosessuali.