Si sta scrivendo molto di adozione in questi ultimi giorni. Sentiamo ribadire da più parti che le adozioni in Italia sono in crisi. A questo proposito vi segnaliamo l’inchiesta su Repubblica, di Maria Novella De Luca, come pure l’articolo di Anna Tagliacarne sull’inserto di Milano del Corriere della Sera.
Sicuramente è utile parlare di adozione, chiedere provvedimenti, interrogarsi sulle migliorie da apportare all’iter adottivo, ma ci preoccupa il fatto che questi articoli possano demotivare chi si accinge ad affrontare il progetto adottivo e che queste notizie diano una lettura prevalentemente pessimistica di quanto, invece di positivo dobbiamo riconoscere nel cammino delle coppie che adottano. Ad esempio oggi c’è un maggiore attenzione nel proporre la propria disponibilità all’adozione, le coppie hanno maggiore consapevolezza rispetto all’iter e rispetto alle proprie motivazioni: la scelta, a differenza di tempo fa, è più ponderata e dettata non solo dalla necessità di colmare un vuoto, ma soprattutto dall’opportunità di dare a dei bambini una famiglia dove crescere felici. In questi ultimi dieci anni il lavoro degli operatori dei servizi sociali, internet e in special modo le associazioni di genitori adottivi hanno fatto un ottimo lavoro di sensibilizzazione e di formazione all’adozione.
I dati che vengono riportati negli articoli non sono ancora quelli ufficiali, poichè CAI renderà disponibili quelli relativi all’adozione internazionale a febbraio, ma in ogni caso meritano un maggiore approfondimento. Analizziamo i dati riguardanti l’adozione nazionale con le domande effettuate in Italia dal 2000 al 2010 (le adozioni variano da 1000 a 1600 unità all’anno)
Notiamo che per quanto riguarda la riduzione delle domande presentate ai tribunali dagli aspiranti genitori adottivi, il numero di domande di adozione nazionale risulta talmente maggiore al numero dei bambini adottabili, che l’effetto di riduzione è insignificante rispetto al risultato. In altre parole c’è totale sfiducia da parte degli aspiranti genitori verso “la chiamata” da parte dei Tribunali. Tutti sanno quante disponibilità all’adozione giacciono nei data-base delle varie cancellerie adozioni e nessuno sa ad oggi quanti bambini possano essere adottati in Italia. Manca ancora un censimento con dati certi, quello che i genitori invece sanno è che i bambini sono pochi e che è altamente improbabile adottare con l’adozione nazionale.
Procediamo con il confronto tra le domande e le adozioni Internazionali effettuate in Italia nel periodo dal 2000 al 2010
Anni | Domande di Adozione | Adozioni effettuate |
2000 (*) | 11.856 | 346 |
2001 | 13.580 | 1.797 |
2002 | 13.990 | 2.225 |
2003 | 13.276 | 2.772 |
2004 | 14.485 | 3.402 |
2005 | 15.512 | 2.874 |
2006 | 17.004 | 3.188 |
2007 | 15.610 | 3.420 |
2008 | 12.154 | 3.977 |
2009 | 12.049 | 3.964 |
2010 | 10.611 | 4.130 |
- (*) nel 2000 si considera il periodo dal 16 novembre al 31 dicembre
Per l’adozione internazionale in realtà la crisi delle domande è iniziata da anni, mentre il numero delle adozioni è sempre stato in aumento tranne un lieve calo nel 2005-2006. Per una lettura più approfondita vedere anche la pagina “Confronto Adozioni del 2011 con gli anni precedenti“.
In generale riteniamo che il calo di domande sia per l’adozione nazionale che per quella internazionale sia da imputare a diversi fattori più o meno incidenti, alcuni dei quali sono:
- gli abbandoni durante l’iter (scarsa motivazione, gravidanza di un figlio biologico, attese troppo lunghe, successo nella fecondazione artificiale …)
- la non idoneità all’adozione internazionale
- l’aumento dell’età dei bambini adottabili
- il mancato mandato all’ente autorizzato nei tempi previsti
- la situazione socio-economica contingente
- l’aumento considerevole del turismo procreativo all’estero
- le liste d’attesa degli enti
Crediamo quindi, che non si debba parlare di crisi dell’istituzione ‘Adozione’, anzi siamo convinti che nelle coppie ci sia ancora fiducia nel percorso adottivo e che, se si avrà un censimento dei minori adottabili in Italia, se si normalizzeranno i paesi in crisi e/o si apriranno nuovi canali, in futuro ci sarà una ripresa anche dei numeri, vale a dire che più bambini troveranno la loro famiglia.
Italiaadozioni
C’è un dato che sarebbe interessante prendere in considerazione. Abbiamo, per determinati periodi, il totale delle domande corrispondenti al totale delle adozioni effettuate, ma quanti erano i bambini, nello stesso periodo, in attesa di adozione?
In sostanza mi piacerebbe capire se i tempi lunghi vanno a penalizzare la possibilità di un maggior numero di adozioni.
I tempi lunghi… i servizi sociali che ci indagano, gli enti con le loro condizioni, i costi, l’età… tutto il processo adottivo è un susseguirsi di piccoli e grandi ostacoli da superare, c’è chi ne incontra meno, c’è chi ne incontra di più, ma c’è anche chi li sopporta maggiormente e chi li soffre e non riesce a superarli;
ma,
non stiamo parlando di una vacanza (soddisfatti o rimborsati), arrivare, alla fine, a incontrare un figlio è frequente, ma non è un diritto della coppia, stiamo parlando di un progetto per la vita, stiamo parlando di figli.
I tempi sono lunghi ma realisticamente non potrebbero annullarsi.
L’iter è complesso: domanda, indagine dei servizi sociali, relazione, colloquio col giudice, idoneità del tribunale, ricerca dell’ente, corso di preparazione, incarico, preparazione, traduzione, invio della documentazione, attesa della loro lettura da parte del tribunale straniero, abbinamento, incontro, convivenza e ritorno in Italia. Ognuno di questi passi è fatto a garanzia del minore.
Più della metà del tempo d’attesa è in mano alle autorità straniere che affideranno (a titolo definitivo) un bambino a una coppia di sconosciuti stranieri.
I tempi potrebbero essere mediamente più brevi? Probabilmente si, ma solo di qualche mese, e cosa sono pochi mesi in confronto alla lunga convivenza che ci aspetta?
Ciao a tutti, stiamo cominciando a considerare il percorso dell’adozione e naturalmente cercando più informazioni possibili sull’argomento ci siamo trovati davanti ad una realtà infinitamente vasta e complessa e stiamo valutando la nostra capacità di affrontare questo cammino. Devo dire però che noi crediamo invece che molte cose potrebbe essere migliorate, a partire dai tempi che sembrano veramente lunghissimi alle risorse economiche che invece potrebbero essere destinate più corposamente a pochi enti piuttosto che frazionate tra una moltitudine di piccole associazioni. La parte burocratica è decisamente troppo lunga, sia quella italiana che quella estera. Dalla dichiarazione di disponibilità al rilascio del decreto di idoneità in media intercorre un anno. I tribunali sono troppo lenti a causa dell’enorme mole di lavoro, si potrebbe affidare questa parte all’ente. Si potrebbe provare a spingere anche gli stati esteri a cercare, nei limiti del possibile, a ridurre i tempi burocratici. Unire gli sforzi per evitare ai bambini una permanenza troppo lunga negli istituti. Certo noi possiamo anche ingannare il tempo con svariate attività, ma pensando a loro, a quei bambini ammalati, abbandonati negli orfanotrofi, ogni giorno in più è un pezzo della loro infanzia che viene distrutta.
Alessia
Be’ sì, non si può che essere d’accordo se si pone la questioni in questi termini: tutti noi siamo consapevoli che ogni step che compone l’iter è fondamentale per il bene del bambino. E abbiamo tutti noi, genitori adottivi (in attesa), come primo obiettivo proprio il bene del bambino. Se no perchè adottare? Trovo le considerazioni fatte da Gabriele assolutamente sensate.
L’unico punto sul quale sono invece fortemente in disaccordo riguarda la presunta impossibilità di intervenire sui tempi in termini positivi. Trovo che, se si considera come momento di partenza la presentazione della domanda di emissione di decreto di idoneità al tribunale (ma sappiamo tutti che il progetto adottivo nasce molto prima), già solo il periodo minimo di 3 anni che si deve mettere in conto per arrivare alla conclusione del procedimento, sia davvero troppo. E si tenga presente che mi costa molto chiamare “procedimento” un percorso così emotivamente ricco che alla fine conduce a diventare genitori. Il punto però è che anche di questo si tratta: è un procedimento e, come tutti i procedimenti normati dalla legge italiana, dovrebbe rispondere a parametri e regole precisi e univoci. Credo per esempio che trincerarsi dietro alle difficoltà che si incontrano praticamente sempre nei Paesi stranieri, sia un sistema che permette alla nostra burocrazia, troppo lenta e davvero fuori controllo, di condurre “procedimenti”, che richiederebbero il doppio di attenzione proprio perchè afferenti a un ambito esistenziale così delicato e importante, con troppa approssimazione.
E credo siamo tutti d’accordo nel ritenere l’approssimazione elemento assolutamente fuori luogo in una questione così delicata.
Come non essere d’accordo con affermazioni che si lamentano della lentezza burocratica? Certo che non si chiede che l’idoneità all’adozione sia automatica o che venga notificata in un paio di mesi… ma sul sito della CAI c’è scritto che i servizi devono iniziare l’indagine entro 4 mesi dalla ricezione dei documenti dal Tribunale. Se la cancelleria tiene i documenti un mese (e chi glielo impedisce?) dalla disponibilità al primo incontro passano 5 mesi, poi c’è scritto che dal termine dell’indagine dei servizi all’idoneità al massimo devono passare 2 mesi. Ma l’indagine quanto può durare? A discrezione dei servizi che, dovendo valutare la coppia, possono impiegarci tutto il tempo necessario, rimandare di qualche mese ulteriori incontri se a loro discrezione evidenziano dei problemi al’interno della coppia…
Inoltre i servizi dipendono dalle ASL (AUSL, USL, USSL nemmeno il nome è univoco) che a loro volta dipendono dalla regione, i tribunali sono indipendenti e rispondono al ministero di grazia e giustizia, la CAI dipende dalla presidenza del consiglio, gli accordi esteri vengono fatti dalla Farnesina… non vi sembra che ci siano troppi attori afferenti a poteri diversi?
Ogni Tribunale ha le sue prassi, ogni regione ha la sua carta dei servizi esono solo due o tre quelle che hanno incluso l’adozione, ogni asl ha autonomia nel gestire le risorse interne (sempre poche) cioè il lavoro del personale…
Fin quando qualcuno non prenderà in mano il problema e costringerà tutti gli attori a concordare e scrivere prassi comuni, carte dei servizi omogenee, avremo cittadini di serie A e di serie B. Tutti dovrebbero avere la possibilità di abitare dove i servizi funzionano, dove il tribunale è impegnato, dove in regione c’è qualcuno che ci pensa…
Sarebbe un bene fare ‘lobby’ (nel senso positivo del termine) tutti insieme iniziando da pochi punti essenziali per fare pressioni sulle istituzioni a risolvere questioni pratiche come i tempi burocratici dell’attesa e l’uniformità dei percorsi. Sarebbe già un primo passo non trascurabile.
E’ complicato, il problema per le adozioni nazionali è che sono pochi i bambini realmente adottabili mentre sono tanti quelli in stato di abbandono presso le varie strutture. Purtroppo nel nostro paese il legame di sangue è più importante dell’amore che un bambino DEVE ricevere. Tutto ciò ovviamente scoraggia molte coppie che non vedono una reale prospettiva.
L’internazionale è in mano ai paesi stranieri che fanno il bello e cattivo tempo avendo il coltello dalla parte del manico..anche in questo caso spiegare alle coppie che devono spendere 15/20 mila euro per un adozione non è semplice.
mi trovo d’accordo con quello che dice Gabriele, in aggiunta mi sento di aggiungere solo che sarebbe buona cosa “occupare” il tempo di attesa frequentando associazioni di famiglie adottive. Lo scambio di opinioni e dubbi non ci fa sentire soli e unici.
Concordo con Alessia, bisognrebbe rivedere tutto il sistema lungo e ferriginoso.
La frase “tutto viene fatto per il bene dei bambini” ormai non mi convince più da molto tempo e l’ho pagata sulla mia pelle nella prima adozione, è solo una frase fattadietro cui nascondersi, una giustificazione per nascondere le inefficienze che purtroppo ci sono. Se qualcuno è interessato a conoscere la nostra storia è raccontata in un libro dal Titolo “IL CUORE CHE VOLA” edito da Ananke i cui proventi vanno in beneficienza per progetti di cooperazione per l’infanzia abbandonata. Concludo dicendo che è sacrosanto che i bambini hanno diritto ad avere una famiglia come è sacrosanto che ne hanno diritto a far parte nel minor tempo possibile, mentre invece il più delle volte ci si dimentica che dietro una pratica (più o meno perfetta) c’è un/a bimbo/a che aspetta e il tempo che passa nessuno glielo potrà mai restituire.
Non vorrei mancare di rispetto a nessuno ma, di solito, chi fa la fatica di scrivere un libro (facendo i conti con il proprio tempo e a volte con perdita di denaro che l’editoria richiede) ha qualcosa da rivendicare perché insoddisfatto di ciò che gli è accaduto… La maggior parte di quelli che hanno avuto esperienze positive non hanno questa esigenza…
Premesso questo mi rendo perfettamente conto delle difficoltà a cui si può andare incontro; ho conosciuto alcune coppie che per diventare famiglie adottive hanno faticato molto e ho conosciuto anche alcune coppie che hanno abbandonato l’iter, sfiancate…
Alcune di queste coppie mi sembravano sin da subito votate al fallimento perché si trascinavano problemi abbastanza palesi ad un qualsiasi osservatore esterno, altre invece sono state semplicemente sfortunate.
In merito alla numerosità degli enti autorizzati, sono d’accordo che ce ne siano una metà che fanno un numero di adozioni così esiguo che potrebbero ‘fondersi’ con altre, ma c’è anche una varietà di caratteristiche proprie di ogni ente per posizione geografica (che significa anche background di tradizioni, storia e socialità) o per credo, ideologico e religioso che rende difficile questo accorpamento.
Aggiungiamo anche che l’associazionismo è strutturato in modo che, costituita una associazione (onlus), è necessario potersi fidare dei collaboratori, altrimenti c’è il rischio della rovina dell’intera associazione, dei numerosi rischi legali per chi fa parte del consiglio e/o del rappresentante legale, ecc. La materia in gioco è delicata, bastano dei comportamenti non cristallini di qualche collaboratore sul territorio Italiano o di qualche referente all’estero per rovinare il buon lavoro di anni.
Creare enti come il CIFA (di enti così ne basterebbero meno di venti) che è in testa agli enti per numero di adozioni, ecc. è molto difficile basti vedere i recenti problemi interni di gestione e di intendimento sulla sua conduzione. Dobbiamo anche aggiungere che molte coppie si devono sentire al centro del progetto dell’ente e quindi cercano e prediligono enti molto piccoli con poche coppie.
Sul versante burocrazia interna, sono molto d’accordo che se c’è qualche soldo per l’adozione in fondo alle casse dello stato si dovrebbe spendere per render più agili i servizi sociali e le cancellerie dei tribunali per i minorenni, in questo modo qualche mese d’attesa si potrebbe limare.
Dobbiamo purtroppo fare i conti anche con la marginalità sociale del fenomeno adozione (sono 39,3 gli adottati annui su 100.000 minori Italiani pari a 0,0393 % e le coppie adottive sono il 0,0337% delle coppie coniugate dai 30 ai 59 anni – fonte CAI)
Per quanto riguarda i comportamenti dei paesi d’origine, sono stati sovrani e sull’infanzia abbandonata hanno generalmente un loro pragmatismo particolare… e soprattutto non hanno come clienti (per comodità fatemi passare questo brutto termine) solo l’Italia ma molti altri paesi ricchi e bramosi di bambini Per cui non abbiamo nessun mezzo di pressione per cambiare le loro burocrazie, accelerare i loro tempi, risolvere le loro inerzie, ecc.
Insomma tutto è perfettibile ma anche se ci fossero le migliori intenzioni no ci si potrebbe attendere miracoli. Invece nella risoluzione dei pochi casi eclatanti in cui tempi e vicissitudini siano inaccettabili forse ci vorrebbe una maggiore rapidità di intervento (è soprattutto il tempo il fattore che non potrà mai essere risarcito)
salve, leggendo i vostri commenti mi e venuta voglia di scrivervi, noi abbiamo adesso avuto l’idonieta’ e credetemi non affatto facile e pensare che siamo solo all’inizio, l’unica cosa che posso dirvi è di essere forti e credere nel destino e di pensare che vostro figlio è gia’ li che vi aspetta, quindi dategli la buonanotte ogni notte e NON MOLLATE MAI
ciao
Ciao sono Alessandra io e mio marito abbiamo fatto tutto il percorso per l’adozione e abbiamo avuto il decreto (nazionale e internazionale) circa un anno e mezzo fa! ABBIAMO POI DECISO di tentare la Nazionale e scartare l’internazionale Sperando nella BUONA SORTE!!!!! Quando frequentavamo i corsi di gruppo (5 coppie) con noi c’era una coppia in cui lei fa di mestiere il giudice…..e dopo neanche un anno (7 mesi) le hanno dato il bambino…..!!!!!!Come reazione (soratutto a mio marito) ci è venuto in mente che forse anche le ADOZIONI sono pilotate?……… Io non vorrei proprio che fosse così perchè tutto il percorso e i sacrifici fatti sarebbero veramente una presa ingiro !!!!
E’ difficile far finta di niente quando senti tutti i vari commenti e affermazioni delle persone che ti stanno intorno e non sanno con quanta passione Noi ci siamo avvicinati all’ adozione….non è stato un ripiego per il fatto che un figlio Naturale non sia venuto, ma è stata la tanta voglia di dare AMORE e un FUTURO Tranquillo e Sereno a un bambino!!! I commenti come se hai degli “agganci con i preti tutto può essere più facile!, se comosci qualcuno in tribunale ecc ecc ecc
NON LI POSSO SENTIRE QUESTI COMMENTI!!! O meglio non ci voglio credere che gli abbinamenti non vengano fatti in maniera leale e trasparente!!!!
VOI CHE NE PENSATE?
ALESSANDRA
Certo se si prende alla lettera la famosa massima di Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” il sospetto è legittimo, ma a mio parere sono numerosi i fattori che possono influire, nell’adozione nazionale, sulla scelta di una coppia rispetto ad altre.
Nella mia modesta esperienza, ad esempio, ho visto che le coppie provenienti da un certo centro adozioni o da una certa ASL (USL, USSL secondo la regione) erano chiamate ai colloqui per l’adozione nazionale più frequentemente di altre. Questo può essere dovuto alla maggiore capacità degli operatori di presentare la coppia nelle relazioni, o dalla stima (per metodo, serietà, ecc.) che si sono guadagnati quegli operatori presso i giudici.
Quando c’è un minore da adottare, il tribunale si trova a scegliere tra un notevole numero di coppie, prima legge le relazioni, poi dopo una prima selezione, svolge dei colloqui. Quelle che vengono incontrate sono tutte coppie idonee, virtualmente capaci, pronte per essere scelte… come fare per selezionarne una sola? In questi colloqui, spesso le coppie vengono “stressate”, provocate, esasperate…
Ho conosciuto aspiranti genitori che hanno ammesso di essere usciti da questi colloqui molto turbati, alcuni hanno pianto davanti al giudice, altri ci hanno litigato. Ciò a volte non ha precluso l’adozione, anzi sono stati scelti. Però è quasi ovvio che un giudice, un avvocato, uno psicologo o un operatore che si trovi in una situazione simile sia in grado di gestirla in modo migliore di altri.
Ci sono altri fattori che aiutano in simili circostanze: il grado di istruzione o il livello culturale, la capacità di entrare rapidamente e non sfacciatamente in empatia con chi è di fronte, l’equilibrio e la sicurezza della coppia, sono fattori che permettono di presentarsi nel miglior modo possibile.
L’abitudine a relazionarsi con giudici, assistenti sociali e psicologi permetterà alla coppia di descrivere meglio le proprie aspettative, i timori, i limiti, le capacità e di affrontare tutti i colloqui con maggiore sicurezza.
Ciao a tutti,siamo una coppia in attesa di adozione da orami 4 anni,e sembra che sia mia moglie ed io,scaduti i 3 anni dal primo mandato si debba ricominciare da zero,colloqui con i preposti delle forze dell’ordine,ovviamente a scadenza di ogni mandato X l’adozione…sia noi che tante altre coppie che hanno o che è tanto che stanno attendendo un/a bimbo/a…ci propinano il discorso che non ci sono bambini,mah!!!??? Noi l’unica cosa che siamo sicuri è che c’è stato un calo delle domande x l’adozione nazionale (documenti alla mano)…2) conosciamo alcune coppie sia italiane che no,hanno aspettato 2 annetti se non anche meno,anzi per essere più preciso le 2 coppie italiane con la domanda nazionale hanno atteso circa 2 anni senza neanche fare 3500 colloqui,e adesso il bimbo a 7/8 anni di età…per quelle altre straniere che conosciamo (non stanno in Italia)-(Washington DC) si hanno avuto controlli con giudici,ma soprattutto assistenti sociali,sia prima di avere il bambino che dopo il bambino…però la loro attesa non è lunga come può essere qui da noi…a noi genitori adottivi una cosa così ci fà logorare dentro,ma nello stesso tempo la speranza ci dà la forza di andare avanti…comunque se le attese (dovessero) migliorare,e lo,spero…si aspetterà con gioia…ciao a tutti.