Lettera a chi non ho conosciuto
Cari genitori biologici,
Non so dove siete, ma vi ringrazio per ciò che avete fatto per me…
Grazie a te donna sconosciuta, per avermi custodita dentro di te, anche se non hai trovato il giusto spazio per me, al di fuori di te.
Grazie a te uomo ignoto, per aver deciso, insieme a lei, che sarei stata meglio altrove.
Avevate ragione!!!
Non sono ironica, ma sincera!!!
Quindi non tornate sui vostri passi, perché vi potrei offrire solo la mia indifferenza, che è qualcosa di diverso dall’odio, dalla rabbia, dal dolore e ovviamente anche dal bene e dall’amore… è peggio.
Vuol dire che al di là di riconoscere la vostra esistenza nel mio passato, nel mio DNA, voi non siete niente per me, due assenze per niente percepite, due fantasmi dietro le mie spalle.
Due persone come tante altre, non vi giudico peggiori dato che non vi conosco e sappiatelo che non sono solita esprimere valutazioni su chi non ho in qualche modo vissuto.
Non penso a voi e se vi nomino è solo perché riconosco che vengo da voi e sono nella mia famiglia poiché mi avete lasciata andare, magari con dispiacere.
Non cancello il mio passato perché significherebbe rinnegare il mio IO, la mia identità per vergogna o non accettazione della mia storia adottiva. Sarebbe come dire che essa mi crea problemi. Non è per niente così!
Non vi scrivo per conoscere le vostre ragioni, per sapere chi siete o per scoprire chi sono, anche perché io so chi sono oggi e mi basta. Voglio soltanto farvi sapere che sto bene dove sono, con i miei genitori (voi siete solo i miei procreatori) e ringraziarvi perché la vostra decisione mi ha consegnato una famiglia, la mia.
Volevate sentirvi dire che mi mancate, che vi sto cercando? Non è così, anche se vi potrà sembrare strano.
Vi dirò di più…spero non siate infelici per la scelta che avete fatto e che questa lettera vi rassereni, così che la mia serenità sia anche la vostra!
Mi auguro che altri capiscano che i bambini vanno tutelati e che la migliore prova d’amore sia lasciarli allontanare da noi qualora dovessimo nuocere alla loro crescita e minare la loro gioia futura.
State tranquilli, sono cresciuta bene, me lo dicono tutti, sono in pace con me stessa e con voi!
Non vi dico altro di me…
Ricordatevi che non ce l’ho per niente con voi, anzi! Poteva andarmi male e invece no, dunque vi saluto e mi congedo con queste parole da voi… per sempre!
Buona fortuna e buone cose per il vostro futuro!
Al mio ci penso io, con mamma e papà accanto a me!
Voi ci siete stati, ma il mio cammino continua senza di voi, alla grande! Vi lascio il cordone ombelicale e mi prendo la mia libertà di volare nel cuore di chi mi ha cresciuta, voluta ed amata.
Con riconoscenza,
il frutto della vostra unione, la figlia a voi sconosciuta
la figlia ora adottata, amata e felice,
Giovanna
Presentazione del progetto alla pagina: Lettere dal Festival.
Tutte le lettere:
Stiamo vivendo un periodo di grande confusione in cui si intrecciano opinioni singolari sull’essere figli ed essere genitori. Le frontiere della genetica e dell’assistenza alla procreazione con il potenziale uso smodato di madri e padri surrogati, semi e ovuli prestati, ecc. incombe sul senso comune e disgrega vecchie convinzioni senza crearne di validamente nuove.
Il buon senso vorrebbe una risposta certa alla domanda: dopo essere cresciuta anni con dei genitori che hanno sofferto e gioito insieme a me delle mie sconfitte e delle mie soddisfazioni, dovrei preferir loro degli sconosciuti per il solo motivo di avere dei geni in comune? Perché c’è una forte rassomiglianza? O perché mi hanno messo al mondo?
Allora una madre surrogata, non mi avrebbe tenuto in pancia e partorito ugualmente? Un donatore di seme o di ovuli non sarebbe ugualmente genitore genetico? Perché quello che sembra ovvio in questi ultimi due casi non lo sembra nel caso dell’adozione?
La giurisprudenza internazionale (sempre pronta a criticarci) è pronta a permettere a un figlio ‘surrogato’ di avere diritto a rintracciare le sue molteplici origini (di parto e genetiche) come considera fondamentale la ricerca delle origini per i figli adottivi?
La risposta di Giovanna è la migliore risposta che ci si potrebbe attendere: grazie per la possibilità di cercarli… no grazie, però, non mi interessa.
Su certi temi, non si dovrebbe cadere nel manicheismo di considerare che ci sia per forza tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra. Come non si dovrebbe fare l’errore di eleggere a modello universale un sentire soggettivo.
Considerare la ricerca delle origini degli adottivi adulti come il fallimento della loro famiglia adottiva è sbagliato come è sbagliato considerare ‘strano’ un adottato adulto che non prova nulla verso i genitori biologici o parlare a sproposito di riconoscenza, di veri genitori e così via.
Si tratta di un percorso personale che può dipendere dal proprio carattere, dall’educazione, dalle circostanze, e da tanti altri fattori.
L’aspetto più importante è che il contesto sociale e familiare sia pronto ad accettare le scelte di chi è stato adottato senza usare luoghi comuni per giudicarle e modificarle.