Anna ha sette anni.
È mia figlia da quando aveva 8 mesi.
Chi dice che adottare neonati sia una passeggiata, una cosa facile perché “tanto non capiscono niente i neonati, e crescono con te come se fossero i tuoi figli biologici”, non ha capito nulla.
Anna ha un vuoto dentro, un buco, lei lo chiama “la cosa che ho qui sopra lo stomaco e mi fa male”.
Ogni tanto ne parliamo, lei ora comincia a farsi domande, a farmi domande, a rendersi conto che non è normale, e non è bello, che una madre abbandoni il figlio che ha messo al mondo.
Questo è un periodo difficile; forse a scuola hanno parlato di nascite, ci son diversi compagni che hanno fratellini in arrivo, si vedono tante mamme col pancione, all’uscita da scuola.
Forse qualcuno le ha chiesto qualcosa, sul suo essere color cioccolato in una famiglia di smorti.
Forse sta semplicemente prendendo consapevolezza della sua storia di bimba adottata.
Fatto sta che questo non è un periodo semplice.
La sera le capita di essere triste, è molto nervosa, capisco che non è la mia solita Annina spensierata e monella.
Sono due giorni però che è passiva, zitta, silenziosa, non è da lei, di solito bisogna chiederle per favore di smettere di parlare, e se non parla canta, e se non canta balla.
Penso che forse starà covando l’influenza, d’altronde siamo in inverno, niente di più facile, le provo la febbre ma è fresca come una rosa, le chiedo se senta male da qualche parte, se abbia qualche malessere, ma mi risponde di no.
Poi, accade.
Sono in bagno, negli unici 5 minuti tutti per me che ho durante la giornata, ed entra sbattendo la porta, in lacrime.
Le chiedo cos’abbia, “Anna stai male? Cosa c’è?”, lei non risponde, piange, riesce a dirmi solamente che ha una “cosa” dentro la pancia, proprio sopra lo stomaco, che non riesce a spiegarmi cosa sia, ma le fa tanto tanto male.
Allora la faccio sedere sulle mie ginocchia, come quando era piccolina e neanche in bagno da sola mi faceva andare, e le chiedo di parlarmi, di aprirsi, io sono qui per questo, sono la sua mamma, non deve avere paura di parlare con me.
Anna mi guarda, gli occhi enormi lucidi, mi dice “no, non voglio, io soffro e non voglio che tu ti spaventi per me”.
Allora mi viene in mente; non so come, ma mi viene in mente. Devo ancora capire com’è che quando devo ribattere alla gente maleducata e invadente non trovo mai le parole giuste, mentre quando devo parlare con lei le parole escano da sole, spontaneamente, senza che possa controllarle.
“Anna” le dico “ma tu non lo sai, che quando il Signore ci fa diventare delle Mamme, regala a ognuna di noi donne una lavatrice del cuore?”
Lei mi fissa sbalordita “La lavatrice del cuore? Cos’è??”
“Ma si, Annina! quando noi donne diventiamo mamme, in qualsiasi modo lo diventiamo, riceviamo in dono una lavatrice del cuore, e anche io ho la mia!
Quando tu ti senti triste, quando il peso nella pancia ti sembra insopportabile, tu vieni da me, apri l’oblò che c’è nel mio cuore, ci butti dentro tutte le cose brutte che ti rendono triste e non ti fanno stare bene, io poi le lavo, le centrifugo con tanto amore per te, e vedrai che dopo usciranno solo serenità e tranquillità”
“Davvero??”
Le sorrido “Si, Anna, davvero. Proviamo? Apriamo il mio oblò?”
Lei annuisce, sorride, poi ricomincia a singhiozzare, questa volta forte, fortissimo, dei singhiozzi che lacerano il cuore, e comincia a buttarmi addosso tutte le sue paure: l’abbandono, il terrore che le possa succedere di nuovo di essere abbandonata, il rifiuto della sua mamma biologica di tenerla con sé, la tristezza di non essere nella sua Terra, l’incomprensibile fatto che una mamma possa non volere più il proprio figlio.
Parla, e piange, e parla e piange ancora di più.
Non riesco a sostenere tanto dolore rimanendo impassibile, non riesco più a sorriderle serena, sono singhiozzi ingiusti in una bambina di 7 anni, mia figlia sta soffrendo da matti e devo lasciarla sfogare, ma è doloroso per tutte e due, vorrei solo che non fosse accaduto niente, che fosse nata da me, che non dovesse ogni volta fare i conti con tanta angoscia.
Comincio a piangere anch’io, quanto dolore, quanto sofferenza in un corpicino di 17 chili, non è giusto, per niente.
Lei mi vede piangere, si blocca, mi fissa, si intristisce.
“Ecco, vedi.. adesso ho fatto piangere anche te, non volevo, vedi??”
“Ma no, Annina, tranquilla… è solo l’acqua di scarico della lavatrice! Adesso passa tutto e ritorniamo felici!”
Le sorrido, lei mi sorride.
Si alza, tira su col naso, è sollevata, ride, fa un passo di danza, gira su se stessa e se ne va cantando.
Io mi accascio, mi sento più vecchia di 10 anni, ho due occhi viola e l’anima svuotata, ma la mia lavatrice, per questa sera, ha fatto un ottimo lavoro.
Francesca
Presentazione del progetto alla pagina: Lettere dal Festival.
Tutte le lettere:
Ciao Francesca, la tua lettera mi ha commosso. Mi sono identificata con te, penso che sei davvero una brava mamma e stai facendo un’ottimo lavoro. Mi sembra anche che tu abbia un’ottima relazione con la tua amatissima Annina, e che stai curando con il tuo amore e la tua grande sensibiltà la ferita della tua piccola. Credo che non ci siano psicologi che possano fare altrettanto bene, perché tu sei la persona più adeguata per aiutarla a fare in modo che al posto di quel buco resti solo una cicatrice, e più volte laverai con il tuo cuore- lavatrice quel dolore, più piccola diventerà. Hai la fortuna di avere una meravigliosa cucciola solare, vedrai che ce la farà.
E’ comunque bellissimo ciò che state vivendo, sono l’amore e l’energia di una mamma che trasformano il dolore.
Leggendo la tua lettera, che mi ha reso felice del vostro incontro, mi appresto serena ad andare domani a Torino da Enzo B per avere notizie sui tempi del mio prossimo abbinamento con un bambino etiope. Se vuoi scrivimi, mi farà piacere. Un abbraccio, Chiara.
mille grazie Chiara, le tue parole mi hanno commosso.
é vero, quello che stiamo vivendo è bellissimo, a volte difficile, ma non ci rinuncerei per niente al mondo.
teniamoci pure in contatto, ne sarei contenta.
In bocca al lupo per il tuo abbinamento! speriamo arrivi presto questo “addis abeba” = “nuovo fiore” !
Francesca
Ciao Francesca, commento in lacrime la tua lettera davvero commovente; sono una mamma di un bimbo di tre anni e sono al 5 mese di gravidanza, nascerà presto una sorellina! Io è mio marito abbiamo fatto e portiamo avanti la domanda di adozione … Spero di cuore, un giorno, anche io di poter far sorridere, tra un passo di danza ed un altro, un angelo proprio come ci riesci tu. Un abbraccio sincero
Ce la farai, ce la farai.. un giorno anche tu aprirai la tua casa, il tuo cuore, la tua famiglia ad un bimbo che ne avrà un disperato bisogno.. ne sono sicura
in bocca al lupo per tutto, un abbraccio grande!
francesca
Magari fosse così semplice lavar via il ricordo delle emozioni impresse nelle cellule, un figlio rifiutato dalla madre, i sensi di colpa, le paure, le mortificazioni impresse nel sangue, nel cervello, nel dna.
I genitori adottivi dovrebbero avere degli strumenti in più rispetto ai genitori biologici, essi devono essere necessariamente un impeccabile esempio di amore, comprensione, compassione. Complimenti Francesca, complimenti davvero.
Ricordati che i figli sono uno strumento costante per trovare dentro al proprio Sè tutta la Forza, la Gratitudine, la Devozione… non avere paura di dire ad Annina la Verità… ti ringrazierà e ricompenserà al momento giusto. Abbi fede in te stessa, nell’esempio che sei.
Firmato… un figlio adottato.
Grazie a te e a tutti quelli che hanno scritto e condiviso, vissuto e condiviso.
Ho scoperto di avere una lavartice anch’io perchè si è azionato lo scarico leggendo la lettera di Francesca.
Sto iniziando l’avventura verso l’adozione, i primi piccoli passi, i primi grandi dubbi, i confronti, e avverto che essere genitori adottivi sarà una esperienza sconvolgente, travolgente, che scombinerà piani e credenze.
Proverò ad essere il padre perfetto… e fallirò certamente, ma non come padre, non senza amore.
Grazie per le lacrimucce
Giacomo Lazzeri
Complimenti per la bellissima lettera, sono genitore adottivo da un anno di una bambina meravigliosa di 3 che arriva dall’ India. Sto scrivendo storie e racconti che riguardano l’ adozione credo che sia utile per chi vive queste esperienze la condivisione, in quanto le emozioni che proviamo prima e dopo l’arrivo dei nostri figli sono uniche e possono essere di grande aiuto a chi pensa di intraprendere il difficile percorso di genitori adottivi.
Rossano Crotti
Ti ringraziamo per i complimenti all’autrice e ci prendiamo una fettina di merito anche noi della redazione di ItaliaAdozioni per averla pubblicata con tutte le altre.
Invitiamo te assieme a tutti gli altri lettori a lasciare una testimonianza con uno scritto, una lettera da inviare al “Festival delle Lettere” entro fine Giugno (lo so il tempo è poco) al fine di continuare a condividere idee, esperienze ed emozioni.
Grazie.